Piazza Vittorio non traboccava di gente ma ce n’era, comunque, abbastanza per lanciare un segnale. La CGIL, il sindacato che ha indetto la manifestazione e la mobilitazione di questi mesi, è viva, la società civile c’è ancora, la passione non è finita, l’entusiasmo per i referendum più nascosti della storia repubblicana non manca, nonostante l’ostracismo delle televisioni e i silenzi interessati della politica. Vincenzo Vita dal palco è stato chiaro, parlando addirittura di “schifo” a proposito di un’informazione che disinforma e di un oscuramento che va contro tutti i principî democratici, oltre che contro l’articolo 21 della costituzione.
Leader politici e sindacali, artisti e società civile: tutti uniti in una battaglia che vale molto più di un voto, trattandosi di una sfida al sistema a e alle sue ingiustizie, all’indecenza di un’occupazione “militare” dei beni comuni e all’atteggiamento di una RAI in crisi di ascolti e d’identità.
Non ci sono parole, infatti, per descrivere ciò che sta accadendo, non basta gridare, arrabbiarsi, protestare: occorre far politica. È indispensabile che chiunque abbia una coscienza civica, un’attenzione a ciò che resta del nostro stare insieme e un pensiero costituzionale all’altezza della gravità della situazione si faccia sentire ora perché dopo potrebbe essere tardi. E qui ci rivolgiamo anche alle autorità di garanzia, che invitiamo a intervenire subito, in quanto le sanzioni postume non servono a nulla. A danno compiuto, rimarrebbero solo parole, oltretutto, nella parte materiale, a spese dei contribuenti. Gramsci parlava del partito come “intellettuale collettivo”: in assenza di partiti forti e strutturati, tocca alla comunità nel suo insieme trasformarsi in un motore di cambiamento, altrimenti il futuro potrebbe essere nerissimo.
L’8 e il 9 giugno invitiamo la cittadinanza a recarsi alle urne e a votare comunque, SÌ o NO (noi, naturalmente, voteremo 5 SÌ), senza lasciarsi defraudare per l’ennesima volta dagli strumentali appelli al non voto. Occhio, perché i diritti, una volta venuti meno, poi non tornano, e il diritto di incidere attraverso la partecipazione attiva è già venuto quasi meno, a causa dei troppi referendum andati a vuoto negli ultimi decenni. Occhio, perché da qui a non poterli più nemmeno indire il passo rischia di essere breve. La democrazia, ricordatelo, muore nel silenzio, nell’oscurità, nell’indifferenza, nel momento in cui ci si volta dall’altra parte e ci si affida completamente a chi sta in alto, rinunciando a essere cittadine e cittadini per trasformarsi in sudditi. È accaduto, sta accadendo e il pericolo che finisca malissimo è elevato.
Oggi, pertanto, in piazza Vittorio abbiamo manifestato per opporci a questo scempio, fosse l’ultima iniziativa che riusciamo ad assumere, l’ultimo rantolo di una democrazia ormai in riserva e invisa ai più. Se pur tutti, noi no.
