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L’Europa ripudi l’aggettivo ”grande” e rimanga fedele al concetto di ”giusto”

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Grande è un aggettivo che accostato a una nazione evoca sempre un progetto di aggressività. Tra i numerosi esempi basti citare la grandeur napoleonica della Francia, la grande Germania di Hitler, fino  all’assurdo piano del grande Israele, che tiene accese le braci della guerra in medio oriente. Ora Trump vuole una Grande America e già il suo delirio si configura nell’annessione del Canada e della Groenlandia. Musk, altro soggetto affetto da albagia ossessiva, propone agli europei di adeguarsi alla nuova era dell’aggressività, per fare un’Europa ‘’grande’’ e – prima che questo slogan abbia un senso – già i suprematisti si esaltano.

Dopo le macerie della seconda guerra mondiale, nella cultura più evoluta l’aggettivo grande venne sostituito con giusto. Si capì che la pace duratura si fonda su un equilibrio di dignità, non più sul dominio del potente sul sottomesso, perché la frustrazione di chi patisce l’ingiustizia fermenta sempre, fino ad esplodere di nuovo. L’Europa deve confermare che ripudia l’aggettivo ”grande” e invece rimane fedele al concetto di ”giusto”. Non sarà facile calmare il bullo al dialogo, né rimanere uniti di fronte alle lusinghe di trattamenti differenziati. Ma occorre resistere, perché in questa fase in ballo non c’è solo una questione di dazi, ma le regole della convivenza globale.


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