Se i morti sul lavoro sono relegati ai margini dell’informazione

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Ancora morti sul lavoro. Sei, negli ultimi giorni. Le notizie di esseri umani che muoiono per vivere e far vivere le proprie famiglie emergono sempre meno, sono ai margini dell’ informazione. E forse della coscienza generale. È un obiettivo marginalizzarle? È un obiettivo favorire l’ opinione che sia inevitabile? I cantieri e le fabbriche sono luoghi pericolosi. È vero. Ma proprio per questo devono essere maggiori le tutele per chi ci lavora. Non si può derubricare una morte sul lavoro come qualcosa che può succedere, che è addirittura inevitabile.

Non c’è sufficiente attenzione al tema. Non se ne occupa il governo, soprattutto. Tra gli annunci quotidiani non ce ne sono sul tema morti sul lavoro. Nemmeno gli annunci, che pure non servirebbero a nulla. Manca un impegno serio, manca un’ analisi sul perché, una riflessione sul quadro normativo, sulle responsabilità penali. Manca la volontà di intervenire.
E intanto i lavoratori continuano a morire. E le famiglie a subire lutti e dolore. Lasciate sole.
Non dobbiamo farci prendere per stanchezza. Anche questo potrebbe essere un obbiettivo. I riflettori vanno tenuti accesi e le imprese non vanno lasciate in pace su questo tema. Al contrario, vanno incalzate. La cultura della sicurezza sul lavoro deve diventare tema centrale, patrimonio di imprenditori, classe politica e lavoratori. Una sola vita persa lavorando è una ferita insanabile, non un dato irrilevante. Il più grande nemico della sicurezza sul lavoro è l’ indifferenza.

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