Mandato d’arresto della magistratura francese per Bashar al Assad dopo la denuncia del Centro siriano per i media

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La magistratura francese ha spiccato oggi un mandato d’arresto nei confronti del presidente siriano Bashar al Assad per crimini contro l’umanità. Analoga iniziativa è stata assunta a carico di suo fratello, Maher al Assad. La decisione della magistratura francese riguarda anche il generale di brigata Ghassan Abbas, direttore della sezione 450 del Centro per gli studi e le ricerche scientifiche siriano e il generale Bassan al Hassan, consigliere del presidente siriano per gli affari strategici e ufficiale di collegamento tra la Presidenza e il centro di ricerca scientifica siriano.

L’indagine è stata avviata sulla base di una denuncia penale presentata dal Centro siriano per i media e la libertà di espressione a seguito dell’attacco chimico dell’agosto 2013 che impiegando gas sarin (il cui possesso da parte del regime è stato poi documentato e ammesso) uccise almeno mille persone, tra cui molte donne e bambini, nella Ghouta orientale, al tempo controllata dagli insorti. Il tribunale ha ascoltato numerosi testi, anche sopravvissuti al massacro. Oltre alle testimonianze dirette di numerose vittime e sopravvissuti, la denuncia penale, che assume la forma di una mozione civile, contiene un’analisi completa della catena di comando militare siriana, del programma di armi chimiche del governo siriano e centinaia di prove documentate, comprese foto. Steve Costas, di Open Society, che ha assistito i testimoni, ha dichiarato: “Questa è la prima volta che un mandato di arresto è stato emesso nei confronti di un capo di stato in carica, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, da un altro Paese. Questo momento è storico e la Francia – in questo caso – ha l’opportunità di consolidare il principio secondo cui non esiste immunità per i crimini internazionali più gravi, anche ai massimi livelli”. Aida al Samani, impegnata nello stesso lavoro per Civil Rights Defenders, ha sottolineato “che i mandati di arresto mandino un messaggio chiaro e forte ai sopravvissuti e a tutte le persone colpite da questi attacchi e da altri orribili crimini commessi in Siria: che il mondo non li ha dimenticati e che la lotta continuerà”.

La notizia arriva in un momento importante per Assad e l’autodefinitosi “asse della resistenza”, guidato dall’Iran, al quale la Siria appartiene. Proprio Assad infatti, al vertice arabo appena conclusosi in Arabia Saudita, e al quale è stato riammesso dopo dieci anni di espulsione, ha chiesto azioni determinate per i crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati a Gaza, che ha definito “intollerabili”.

Al fianco di Assad, in tutto il tempo del sanguinosissimo conflitto siriano cominciato nel 2011 e in realtà ancora in corso, ci sono stati dall’inizio l’Iran e la sua milizia libanese Hezbollah, alla quale milizia vengono imputate le più feroci battaglie contro l’opposizione siriana, che portarono alla morte o alla deportazione di un numero elevatissimo di cittadini arabi siriani, quasi sempre musulmani. Nel 2015 è stato decisivo per la vittoria militare di Assad l’intervento nel conflitto dell’esercito russo, deciso dal presidente Putin. Di particolare efferatezza fu l’assedio è il bombardamento di Aleppo est, la cui popolazione fu deportata sotto il controllo dell’Onu.

La guerra siriana, che il regime ha presentato quale “guerra al terrorismo”, ha prodotto alla fine oltre ad un numero imprecisabile di vittime -non meno di 500mila secondo i primi computi poi interrotti- molte per tortura, anche la deportazione di 6 milioni di siriani e lo sfollamento in campi profughi interni di altri 4 milioni di cittadini, una cifra vicina al 50% della popolazione siriana complessiva.

La tesi della “guerra al terrorismo” da parte del regime, che dal 2003 ha favorito l’afflusso di combattenti islamisti in Iraq per fermarvi l’azione militare statunitense, ha goduto di vasti consensi in molti Paesi del mondo.

Ora la magistratura francese offre al mondo la possibilità e forse la necessità di rileggere la storia di quel conflitto, della sua trasformazione da rivolta popolare e non violenta in azione armata pilotata, dall’estero e dall’interno, per calcoli e disegni che non sono stati mai considerati nella loro complessità ma anche evidenza.

 


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