“Franciscus il folle che parlava agli uccelli” il nuovo spettacolo di Simone Cristicchi in calendario da nord a sud non è ciò che ti aspetti.
Non è la rappresentazione teatrale della figura di San Francesco. Non è la rivisitazione di testi, della sua vita o delle sue opere. “Franciscus” è un viaggio nel tempo – non solo quello scandito dai secoli – ma dell’interiorità; un riuscito progetto di contrasti drammaturgici dai ritmi serrati, testi colti – scritti insieme a Simona Orlando – musiche e canzoni inedite composte a quattro mani con Amara.
Un riassunto di “Franciscus”?
Da uno stralcio del copione: “Francesco è tutto e il contrario di tutto! E’ cattolico, eretico, clericale ed anticlericale, socialista e conservatore, ecologista e anarchico, punk”. Francesco in fondo siamo un po’ tutti noi.
Sul palco poi diventiamo “Cencio” il cenciarolo al quale ci si affeziona subito in quanto critico, invidioso, curioso, buffo e chiassoso poi benevolo, osservatore e interessato alla trasformazione dell’azione e delle intenzioni del “poverello di Assisi”, per Cristicchi “nato ricco, spogliato di tutto e tornato ricchissimo della Grazia e bellezza di Dio e della sua fede così tanto incarnata nella sua stessa persona e nelle sue viscere”.
Il destini di Cencio e di Francesco si incrociano.
Simone Cristicchi ha prima studiato ma poi si è lasciato ispirare e stimolare dalla suggestioni, riuscendo a evocare San Francesco con grande intensità scenica.
Un anno di approfondimenti accademici e poi la ripulitura da tutto per lasciare spazio alle domande, alle ipotesi ai dubbi: risposte che rimangono aperte.
Uno spettacolo anche gioioso.
Cencio che si esprima con una stravagante lingua tutta sua è l’essere umano:
“Quanta robaccia che ciavete a casa pe’ questo el cenciaiolo mai riposa arcata lino e canapa, pe’ me non c’è domenica. Chi ruba c’ha la roba, chi lavora c’ha la gobba”.
Nelle scenografie di Giacomo Andrico, Cristicchi si alterna tra l’essere voce narrante e interprete dei personaggi. Le luci di Cesare Agoni dipingono le atmosfere della narrazione che si dipana tra un inizio catastrofico, quasi apocalittico, e il finale che non è ciò che ti aspetti.
Costumi di Rossella Zucchi, sonorizzazioni di Tony Canto, aiuto regia Ariele Vincenti. Debutto nazionale della produzione del Centro teatrale bresciano (Ctb) e Accademia Perduta Romagna Teatri in collaborazione con Corvino Produzioni.
Simone Cristicchi ha scelto la figura di San Francesco come “grande maestro che ci può aiutate a tornare umani in questo momento in cui viviamo immersi nella grande confusione. Credo che lui recepisse la natura come specchio del divino e che quindi distruggere la natura è distruggere noi stessi”. Ma, attenzione: dal palco nessun messaggio scontato o ritrito.
Cristicchi è, sente e vive ciò che mette in scena. Come sempre.
Unica data romana al teatro Brancaccio martedì 19 dicembre 2023.
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