Sto in Articolo 21 perché non rinuncio al pensiero critico

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Goccia dopo goccia. L’ informazione vive un momento difficile. È evidente il tentativo di marginalizzarla, di marginalizzare il ruolo del giornalista, di rendere inutilizzabile il suo strumento di lavoro più prezioso per fornire a chi legge e ascolta un modo per formarsi opinioni: le domande. Sempre più spesso le dichiarazioni auto prodotte sostituiscono l’intervista e sempre più spesso la politica sfugge alle conferenze stampa, al momento cioè del confronto.

Goccia dopo goccia la narrazione si allontana dalla realtà; le querele bavaglio pendono sulla testa di quei colleghi che si ostinano a voler fare il loro mestiere; il giornalismo di inchiesta subisce intimidazioni; l’informazione si confonde con la propaganda.
Non vedere l’attacco in corso alla libertà di informare e di essere informati significa voler chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
Goccia dopo goccia si vorrebbe convincere che l’informazione sia marginale e con essa il ruolo di mediatore del giornalista. Un potere che pensi di parlare direttamente con i cittadini disconosce il ruolo dell’ informazione, un ruolo definito con chiarezza dalla Costituzione. E che significa esercizio di libertà.
Aderire ad Articolo 21 per me ha significato, e significa, non rinunciare al pensiero critico. Non rinunciare ad essere testimone leale della realtà. Testimone leale soprattutto verso i lettori, gli ascoltatori e i telespettatori.

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