Il Kenya chiama, l’Italia risponde. Su GoFundMe nascono ogni giorno campagne solidali per i bambini del Paese africano

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“I bambini non hanno niente, non hanno cibo, non hanno materiale scolastico, non hanno giochi, eppure sono sempre con il sorriso stampato sul viso e trovano comunque il modo di divertirsi”. Le parole di Giulia Masetto, che con altre volontarie sta aiutando i bimbi del St. Michael Centre di Ukunda, nel Kenya meridionale, descrivono perfettamente il motivo per cui ogni giorno, dall’Italia, partono nuove raccolte fondi sulla piattaforma GoFundMe per le scuole e i villaggi del Paese.

L’intento di Giulia e delle altre volontarie è di aiutare la scuola a comprare alimenti e materiale scolastico, con il sogno di creare una cucina nella struttura, poiché il cibo viene conservato nella stessa stanza in cui dormono i bambini.

Questi ultimi sono i protagonisti della raccolta fondi avviata dall’Italia per completare la costruzione di una terza aula nella “Tomfi junior School”. Grazie a due precedenti campagne, nel 2020 e nel 2022, gli stessi volontari avevano acquistato un terreno e costruito due classi.

Tommaso, dalla provincia di Pisa, ha invece deciso di lanciare un fundraising per un orfanotrofio di Malindi, dove ha collaborato quest’estate come volontario insieme ad alcuni amici. La struttura ospita circa trenta bambini che hanno bisogno di cibo, uniformi scolastiche, pagamento rette scolastiche, vestiti, beni primari.

Aiutare i bambini kenioti vuol dire anche agire in modo solidale prima che nascano. Valentina Bonanno è la presidente dell’associazione “Maharagwe Fauzia”. “Ci occupiamo – scrive – di formare ostetriche e personale sanitario in Kenya in quanto non esiste un percorso di studi finalizzato all’assistenza ostetrica nel Paese”.

Ad avere bisogno però sono anche gli adulti. Benedetta Nicolussi è una giovane fisioterapista che trascorrerà un periodo nell’ospedale di Kiirua. Ha scoperto che la popolazione locale ha bisogno di un nuovo tank per l’acqua da sostituire al loro che purtroppo non è più utilizzabile.

“Questo dispositivo – spiega – è indispensabile per l’irrigazione dei campi e di conseguenza per la sussistenza di queste persone incentrata quasi ed esclusivamente sull’agricoltura”.

Così Benedetta, come gli altri volontari, ha deciso di dare una mano al Kenya, oltre che sul posto, anche mediante la solidarietà online.


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