Il dovere sociale di tutelare la bellezza delle diversità

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È nato Star Light, lo sportello per denunciare violazioni dei diritti umani, discriminazioni razziali e transfobia

Lavoro, Casa, Studio, Sport e Servizi: questi gli ambiti su cui è incentrata la campagna Star Light, che, attraverso un concept basato sulla visibilità dell’aggettivo trans, concilia la denuncia delle frequenti e trasversali violazioni dei diritti umani delle persone trans con un approccio positivo di affermazione ed empowerment.

Realizzato in partnership con l’associazione Centro Donna e Giustizia di Ferrara e finanziato dall’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) nell’ambito del PON INCLUSIONE con il contributo del Fondo Sociale Europeo 2014-2020, la campagna Star Light lancia un messaggio contro la transfobia e dà visibilità al lavoro di accoglienza e sostegno svolto dal Centro Antidiscriminazione STAR per le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ e in particolare per le persone trans e non binarie.

Lo sportello, aperto a partire dal 25 Luglio 2022, è rivolto alle persone della comunità LGBTQIA+ che necessitano di sostegno per la fuoriuscita da situazioni di violenza omolesbobitransfobica o vulnerabilità. Lavorando in rete con servizi territoriali e centri di accoglienza competenti, STAR garantisce un luogo sicuro e fornisce supporto psicologico, assistenza legale, affiancamento per l’inserimento lavorativo, con l’obiettivo di supportare la possibilità di vivere una vita libera ed autodeterminata.

Promossi dall’UNAR a partire dal 2007, i Centri Regionali Antidiscriminazione costituiscono infatti una rete di presidi il cui compito è quello di contrastare i fenomeni di discriminazione, diffondendo al contempo la cultura del rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità. Presenti su quasi tutto il territorio nazionale, si tratta di organizzazioni essenziali per la tutela delle soggettività marginalizzate.

Il presidente del MIT Mazen Masoud, da sempre impegnato nella difesa dei diritti delle persone LGBTQIA+, racconta: “Ancor prima di STAR, il MIT fin dalla sua nascita ha denunciato la violenza, la discriminazione, la non tutela delle persone trans. Da quando abbiamo aperto STAR la gente chiama ogni giorno. Il numero dedicato allo sportello ha cominciato ad essere molto diffuso, essendo attivo 24 ore su 24 riceviamo richieste continuamente, anche durante tutto agosto, di domenica e nei giorni festivi”.

In un anno di attività STAR ha accolto 154 persone di età compresa tra i 19 e i 70 anni, di cui 45% di nazionalità italiana e 55% con background migratorio. Chiamano non solo persone dall’Italia, ma anche residenti all’estero in cerca di aiuto. “Non ci aspettavamo un numero del genere, ma sono effettivamente arrivate molte persone, tutte appartenenti a diversi contesti. Sono persone italiane o con un background migratorio, con diverse identità di genere: donne trans, uomini trans, persone non binarie. Tutte persone che hanno subito violenza. Si rivolgono a noi anche uomini cis gay, che chiamano ad esempio il nostro sportello antiviolenza, quello migranti o lo sportello carcere”.

Importante snodo, infatti, quello che vede l’intersezione tra omolesbobitransfobia e razzismo che le persone migranti subiscono arrivando in Italia: “La transfobia che si trasforma in altre varietà di discriminazione e violenza viene subita da quasi tutte le persone trans con background migratorio. Una donna trans sex worker nera migrante subisce tutto e di più rispetto a una donna trans italiana bianca di una certa classe. Il discorso sulla classe è infatti quello che mantiene il polso della discriminazione. È sicuramente diverso quando si tratta di sex worker migranti senza documenti, una detenuta in carcere o una persona in cerca di accoglienza, soprattutto se appena arrivata sul territorio e priva di una rete di supporto”.

La violenza, dunque, può assumere diverse forme: “Molti episodi di violenza avvengono in famiglia, in contesti amicali e in generale in contesti sociali, ma anche a livello istituzionale, da parte delle forze dell’ordine. Può succedere anche all’interno di servizi sanitari o scolastici, in posta, o all’interno delle commissioni territoriali. Tutte le persone che attraversano i nostri servizi e i nostri spazi sono portatrici di discriminazione multipla. Noi operatrici stesse subiamo discriminazione insieme alla persona che accompagniamo. Basta essere visibili per essere discriminatə e il corpo trans sicuramente lo è”.

Le persone che arrivano allo sportello STAR non sono tenute a denunciare le violenze subite: “Molto spesso è difficile per loro denunciare, per via della mancanza di fiducia nelle istituzioni. A volte le segnalazioni che riceviamo ci portano ad offrire un supporto anche soltanto psicologico: il MIT è infatti un punto di riferimento, uno spazio safe in cui trovare persone alla pari, un sostegno da parte di persone trans per persone trans”.

La lotta verso un cambiamento radicale e verso una prospettiva di libertà è sempre in corso: “È un processo lungo, e per questo per noi STAR Light non è una semplice campagna comunicativa, è molto di più. Qui parliamo di storie, storie di persone vere”.


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