Dare voce a chi reclama la pace, sempre e comunque

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“Pacifinti, Pacitonti, amici di Hamas..”, queste e altre nefandezze si sono udite on Italia in queste ore. Dagli schermi pontificano gli stessi che, qualche anno fa, ci spiegarono la necessità di invadere Afghanistan e Iraq, spiegando e  e rispiegando  che, in questo modo, la pace sarebbe tornata a regnare nel pianeta.
Naturalmente non è andata così, ma loro non hanno mai chiesto scusa, neppure per le bugie racchiuse nei dossier  che hanno provocato l’inizio di quella che Francesco ha chiamato la terza guerra mondiale a pezzi.
Non solo non hanno  chiesto scusa, ma hanno continuato ad insultare chi aveva ragione e a chiedere estradizione ed ergastolo per  Assange,”reo” di aver scoperto le loro bugie e quelle dei governi.
Questi opinionisti con l’elmetto hanno rinunciato al pensiero critico, si sono arruolati, puntano il dito contro chiunque chieda il cessate il fuoco, addirittura contro la Chiesa e contro il Papa che, a parer loro, non dovrebbe neppure pregare per la pace; forse rimpiangono i tempi nei quali i prelati benedicevano i gagliardetti e gli strumenti di morte.
Le piazze televisive, tranne qualche eccezione, non danno la parola a chi davvero, da decenni, opera per la pace, contrasta odio, razzismo, solidarizza con le vittime innocenti, sempre, comunque, dovunque.
Eppure nel movimento per la pace non mancano esperti, studiosi del Medio Oriente, Rettori, docenti, ricercatori, rappresentanti delle associazioni umanitarie, medici, scienziati, diplomatici, religiosi, portatori di competenze e pensiero critico, lontani da ogni schieramento pregiudiziale o ideologico.
Gli integralisti di qualsiasi natura, i terroristi, gli estremisti odiano le luci dell’informazione e il pensiero critico, hanno bisogno del buio per portare a compimento stragi e massacri.
Articolo 21 non si piegherà a questa logica e continuerà a dare voce a chi reclama la pace, il cessate il fuoco, la logica della terza guerra mondiale, prova orrore per ogni essere umano ucciso, a prescindere dal colore della pelle, dalla nazionalità, dal credo, politico e religioso.
Sempre e comunque dalla parte delle vittime.

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