L’Italia grazie a Vannacci e Meloni nel mirino dell’Economist come ai tempi di Berlusconi

0 0

Ci risiamo? Come ai “bei” tempi di Berlusconi, l’Italia torna nel mirino della testata economica più importante al mondo, il settimanale britannico The Economist controllato oggi dalla Exor degli Elkann, il che è tutto dire.
Stavolta il problema sollevato dall’ultimo numero in edicola in tutto il pianeta non è il macroscopico conflitto d’interessi del Cavaliere, che nel 2001 – alla viglia del ritorno del patron di Mediaset.a Palazzo Chigi – partorì là famosa copertina col titolo che sottolineava l’inadeguatezza dell’uomo di Arcore a guidare il nostro Paese (“unfit to lead Italy”).
Al tempo di Giorgia Meloni premier e del partito-famiglia della fondatrice di Fdi, il problema è addirittura più grave ed è l’amara realtà che stiamo constatando tutti in questa coda d’estate: il governo ha svelato la sua vera faccia, che è quella di un mostro populista e post-fascista nemico della “social diversity” e sdoganatore dell’odio profondo riscontrabile nelle idee marce del generale Vannacci.
Ed è proprio il libro più venduto in Italia il sintomo di un malessere più generale che il settimanale mette in evidenza. Il malessere di un Paese che si ritrova a essere governato da chi ha nel suo DNA intolleranza e disprezzo. Per la diversità, che loro bollano semplicemente come “non normalità”. E per la libertà d’impresa, minacciata da provvedimenti presi o minacciati come l’assurda tassa sugli extraprofitti dei detestati banchieri o la promessa di intervenire nel settore delle tariffe aeree per arginare il predominio delle compagnie straniere.
Altro che “conservatori”, come i seguaci di Meloni preferirebbero essere etichettati e considerati per farsi il maquillage davanti agli interlocutori internazionali che contano. Per l’Economist quello di Meloni e co. è populismo nero distillato.

Il segnale più chiaro che l’Economist rileva è la marginalizzazione di un moderato come il ministro della Difesa Crosetto, isolato nella sua condanna solitaria delle inaccettabili affermazioni messe nero su bianco da un servitore dello Stato come Vannacci che ora, ringalluzzito per cotanto sostegno dall’alto, si arroga persino il diritto di commentare il discorso del capo dello Stato.
Intanto in tutto il mondo raggiunto dalla possente catena di distribuzione del settimanale i lettori stanno apprendendo che l’Italia è finita nelle mani peggiori che ci siano. La solita figuraccia.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21