E Vannacci rivendica il “diritto” di odiare

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Di tutte le conseguenze del ”caso Vannacci”, mi ha colpito la tesi difensiva del generale, basata sulla rivendicazione del ”diritto all’odio”, come estensione della libertà di opinione. L’interpretazione è insostenibile, perché il suo odio è mosso da un sentimento discriminatorio.

Infatti, il Vannacci pretende libertà d’odio verso minoranze (migranti, omosessuali, femministe, ambientalisti, ecc.), solo perché non conformi ad un suo modello di ”normalità suprematista’‘. Questa non è un’opinione neutrale tutelata dal diritto alla libertà di pensiero, ma un violento pregiudizio che lede la ”pari dignità sociale” garantita dalla Costituzione (art. 3).

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