Santanché-Sgarbi: l’arroganza del potere per imporre l’immunità

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Ma possibile che arroganza e disprezzo non trovino una barriera morale contro cui andare a sbattere? E se la barriera non è neppure politica, qual è la vera finalità dei comportamenti  assolutamente inaccettabili tenuti da chi detiene il potere?
Il turpiloquio di Vittorio Sgarbi è servito a dare ulteriore conferma dello spessore umano e culturale del sottosegretario nominato dal ministro Gennaro Sangiuliano e di quanti lo lo hanno elogiato. L’attacco indecente contro l’informazione portato in Senato dalla ministra Daniela Santanché è servito a ribadire – anche, speriamo, per chi non se ne voleva accorgere – qual è il modo di intendere il potere che ha questa destra, così lontana da qualunque forma di liberalismo.
Due facce della stessa medaglia impiegata per indicare un unico obiettivo: l’impunità di questi detentori del potere di fronte alla politica, all’informazione, alla magistratura.  Fatte le debite differenziazioni, il linguaggio, la veemenza, la voglia di sfida messi in campo al Maxxi e in Parlamento mi hanno riportato alla mente il discorso che il mandante politico di un assassinio pronunciò, certo di non pagarne alcuna conseguenza, in Parlamento nel 1925. Quel reo confesso di chiamava Benito Mussolini e la vittima si chiamava Giacomo Matteotti, ucciso l’anno prima.
A Nel nostro tempo, sempre più difficile e allarmante, la vittima rischia di diventare la Costituzione antifascista, antirazzista, democratica su cui è stata costruita la Repubblica Democratica nata dalla Resistenza.
         Lo smantellamento dei diritti e dei doveri sembra essere l’ossessione della Presidente del Consiglio e del suo  Governo. Senza mai dimenticare che la ricerca dell’impunità tenterà di trovare una strada applicativa in quella separazione delle carriere in magistratura, tanto cara al nuovo ministro della Giustizia, quel Carlo Nordio che pure a suo tempo è stato magistrato. Mettendo i Pm sotto il controllo dell’esecutivo, cosa ne sarà delle inchieste che eventualmente riguarderanno i governanti?
         Le parole della Santanché miravano a questo: il manovratore, anche per quanto fatto prima di assumere un prestigioso incarico di governo, non deve essere disturbato, messo in discussione, richiamato ai suoi doveri. Un cittadino sopra la legge, dunque. Ma perché? Ma perché è questa la  loro concezione del potere.
         Io credo che anche su questo il prossimo 12 luglio Articolo 21 dovrà suggerire una riflessione approfondita ai democratici italiani ed europei. La minaccia di Salvini di poter governare l’Europa anche con i neofascisti, se vinceranno le elezioni, è un preavviso di quali disastri potranno accadere con la costruzione di nuove barriere, di nuovi muri, di nuovi odi. E non a caso la voce di Salvini si è levata forte in difesa della Santanché.
         Se il modello italiano si affermerà in Europa a nulla varranno le timide differenziazioni che Taiani propone, a nome di Forza Italia, e nel costante mutismo di Renzi, rispetto alle proposte del leader della lega.
Quel Renzi e quel Calenda che  – rappresentanti di un nuovo centro politico che cerca disperatamente di trovare uno spazio – non hanno trovato di meglio da dire, rispetto al caso Santanché, che non sfiduceranno la ministra la quale, ‘per senso di responsabilità’ dovrebbe dimettersi. E’ proprio vero che per il ridicolo non c’è mai un limite.

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