La lezione (a)morale del lutto nazionale e dei funerali di Stato

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Il vero pericolo comincia ora, come spiega molto bene nel suo lucido pezzo Beppe Giulietti. Perché? Perché se la sacralità della istituzione è stata smantellata rendendo il massimo omaggio postumo previsto dallo Stato ad un personaggio pubblico che ha ripetutamente preso a picconate i fondamenti della Repubblica nata dalla Resistenza, perché continuare a rispettare una ritualità che diventa ostacolo a chi sogna un potere autoritario, senza controlli?  Berlusconi ‘uomo’, come ha voluto descriverlo il cardinale Delpin nella celebrazione del funerale, forse farà i conti con i valori ideali descritti da Totò nella sua splendida ‘A livella’; Berlusconi politico, quello che viene ricordato con passione, energia, vigore da Alex Zanotelli, o dalla Società Italiane delle Storiche o da Dacia Maraini, non solo non è una ‘simpatica canaglia’ al cui si perdona tutto, ma è la base morale, imposta a reti unificate, con gli omaggi disgustosi anche da parte di chi non ti aspetti, su cui la Meloni e la sua destra intendono costruire il nuovo potere, la nuova democratura, passando per le tappe indicate da Giulietti.  Come far accettare tutto questo senza colpo ferire? Se può essere trasmessa impunemente e fatta passare tra lacrime, commozione, rimpianti, agiografie varie, diffusi da centinaia di telecamere, l’idea che con i tuoi soldi, le tue imprese, la tua allegra gestione dello Stato, il tuo maschilismo patriarcale, le tue ‘nipoti di Moubarak’, le tue olgettine, vieni osannato come un cardine della storia italiana, perché stare a fare le pulci a progetti di individuazione dei presidi democratici fondamentali – dal Parlamento, all’amministrazione della Giustizia, alla stessa Carta Costituzionale – come fastidiosi rallentamenti, intoppi, verso la ‘modernità’?  Il modello Berlusconi, di cui Giorgia Meloni ambisce a diventare la vera erede, è stato ufficializzato con il solenne funerale di Stato e addirittura con il lutto nazionale. Una lezione al Paese degli onesti, dei lavoratori, di chi rispetta rigorosamente le leggi, di chi crede fermamente nei valori di giustizia sociale, solidarietà, accoglienza scolpiti nella Carta Costituzionale. Ignorato il dettato dell’articolo 54, o interpretato a modo suo, il governo ha potuto cominciare a smantellare quella sacralità delle Istituzioni che è uno dei fondamenti su cui si regge la partecipazione dei cittadini alla vita democratica.  Noi non ci rassegniamo e continuiamo a denunciare i gravi pericoli che si accentuano giorno dopo giorno. Davvero la nostra sarà una voce clamans in deserto? Non lo vogliamo, non ci interessa, vorremmo solo essere uno stimolo costruttivo di riflessione e, possibilmente, di azione.


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