Il sindacato europeo dei giornalisti ricorda i colleghi arrestati e “imbavagliati” in Europa

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Aliaksandr Mantsevich, editore di Rehijanalnaja  hazieta, è in carcere dal  15 marzo 2023. Ihar Losik da 15 anni: sono i due estremi  di un mosaico di foto che ha l’effetto di una pugnalata al cuore, ma anche di una scossa, decisa, all’Europa, e al mondo, per lottare con ancora più forza per la libertà di stampa. Donne e uomini, olleghe e colleghi, giornaliste e giornalisti, blogger, fotografi, operatori per immagini: persone che raccontano la quotidianità in ogni angolo del mondo e, per questo, sono perseguitati, vivono sotto scorta, sono imprigionati

Al Bozar di Bruxelles, che ha ospitato, nella giornata internazionale per la libertà di stampa, il meeting finale di Safety4Jourlists, progetto di Efj, la federazione europea, a cui anche Fnsi è stata presente (con Anna Del Freo e Mimma Caligaris, componenti della giunta esecutiva) due giorni di lavori, di confronti, di progetti. Nell’intervento di Vera Jourova, vicepresidente e  commissaria per i valori e la trasparenza della Commissione Europea, una sottolineatura forte, “se i poteri colpiscono i giornalisti, è una ferita grave per la democrazia. E il Media Freedom Act deve garantire  protezione ai media e al pluralismo nell’Unione Europea”.

Da realizzare, come ha sottolineato Maja Sever, presidente di Efj, “facendo sistema” e mettendo in rete gli strumenti e le buone pratiche nei diversi paesi e organizzazioni sindacali nazionali. Molte le testimonianze: chi, al fronte, è stato imprigionato, chi, per le sue inchieste, ha subito, e subisce, minacce, fisiche e on line, rivolte anche alla famiglia, chi ha fatto causa, da sola, a un politico, e l’esempio è stato seguito da colleghi, chi ha creato una rete, con le forze di polizia, il governo e altre associazioni, per garantire una protezione forte per il giornalismo, che è fondante e indispensabile in ogni democrazie.

Fondamentale anche la formazione dei giornalisti sulla ‘safety’, nelle diverse declinazioni e differenti contenuti che si possono dare al termine ‘sicurezza’, anche attraverso un sostegno legale e psicologico. La commozione di Safia Kessas, direttrice di Rtbf Belgio, che per la prima volta ha raccontato la sua storia di giornalista minacciata e aggredita conferma, ancora di più, come la ‘peer strategy’, l’ascolto, la condivisione e l’aiuto siano azione essenziale per ‘tutelare’ una categoria sotto attacco.

E’ stato presentato il nuovo portale di Efj per “valutare il rischio”, a cui si può accedere dal sito http://www.safety4journalists.org. . Proprio la valutazione del rischio è stata rgomento di uno dei gruppi di lavoro, con esperti, che hanno concluso la conferenza, il secondo incentrato sulla ‘violenza contro i giornalisti e minacce online nei media”, in cui l’avvocata Elodie Vialle, ha evidenziato come il 73 per cento delle vittime sono giornaliste e nel 20 per cento dei casi la minaccia diventa anche fisica.

Le conclusioni sono state affidate a Ricardo Gutierrez, segretario generale Efj: non un arrivo, ma una partenza strutturata, alimentata anche dallo scambio delle ‘buone pratiche’ in ogni paese.


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