L’Intelligenza Artificiale ci salva la vita?

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Calcolare i rischi di cancro ai polmoni entro sei anni dalla possibile sua apparizione sembra ora possibile grazie a Sybil, un potente software di Intelligenza Artificiale che potrebbe essere il futuro della medicina diagnostica. É stato recentemente creato da un team di scienziati americani del Mass General Cancer Center, in collaborazione con ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Boston e presentato sul Journal of Clinical Oncology.

(https://ascopubs.org/doi/full/10.1200/JCO.22.01345)

La strada della ricerca è ancora lunga, ma la certezza è l’utilizzo sempre più sofisticato dell’Intelligenza Artificiale – anche detta AI (Artificial Intelligence) – di cui oggi si parla molto, in particolare rispetto a tecnologie all’avanguardia, come ai robot in grado di comprendere e decidere in autonomia le azioni da compiere.

Ma non solo, l’AI è già più reale di quanto si possa immaginare in diversi settori della vita quotidiana. Per esempio negli assistenti virtuali, o nei software di analisi di immagini, o nei motori di ricerca, oppure nei sistemi di riconoscimento facciale e vocale, per citarne solo alcuni.

Ma cos’è l’Intelligenza Artificiale?

É in sostanza l’abilità in generale di un sistema informatico, o semplificando di una macchina, di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. Quindi è il processo attraverso cui le macchine e i sistemi informatici simulano i processi di intelligenza umana. E come? L’AI permette ai sistemi di capire il proprio ambiente, mettersi in relazione con quello che percepisce e risolvere problemi agendo verso un obiettivo specifico: il computer riceve i dati (già preparati o raccolti tramite sensori, come una videocamera), li processa e risponde. In più, i sistemi di AI sono anche capaci di adattare autonomamente il proprio comportamento analizzando gli effetti delle azioni precedenti, per arrivare efficacemente all’obiettivo.

Perché l’AI è importante?

Oggi l’adozione dell’AI sta crescendo molto più velocemente che in passato. Grazie all’attenzione e alla consapevolezza dell’importanza dei dati, e della loro quantità elevata (big data), ma anche all’evoluzione della loro elaborazione su cloud e della ovviamente necessaria potenza di calcolo. La consapevolezza di avere accesso ad una quantità di dati senza precedenti comprende anche i dark data, i dati quotidianamente raccolti che vengono automaticamente archiviati senza essere analizzati, in particolare dalle organizzazioni o aziende, e dei quali prima si ignorava l’esistenza (come file di log o di registro del sistema, statistiche di un sito web, filmati di telecamere di sorveglianza, e-mail e altro ancora). Questi dati rappresentano una risorsa e un’opportunità per la crescita dell’AI. E così l’intelligenza artificiale, come già visto, viene applicata sempre più diffusamente in contesti di uso quotidiano come per il rilevamento delle frodi nei servizi finanziari o per le previsioni di acquisto al dettaglio, per citarne ancora un paio.

Quando nasce l’intelligenza artificiale?

Le prime avvisaglie che porteranno successivamente alla nascita di questa disciplina, nascono nel 1600, il secolo che ha dato sviluppo alla scienza moderna, individuata nella rivoluzione scientifica. Che ebbe inizio nel 1543 con la pubblicazione del De revolutionibus orbium coelestium di Niccolò Copernico. Ma è solo nel XVII secolo che verranno costruite le prime macchine in grado di effettuare calcoli automatici (nel 1644 con il francese Blaise Pascal e nel 1674 con il tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz).

Più recentemente, la gestazione della nascita dell’AI compie un altro passo grazie ai contributi del britannico Charles Babbage, con l’ideazione della macchina analitica del 1837 che anticipava le caratteristiche dei moderni calcolatorie del connazionale Alan Turing, considerato uno dei padri dell’informatica, a partire dalla seconda metà degli anni ’30 del secolo scorso.

Una gestazione che si avvicina al termine nel 1943, con il lavoro in cui viene assimilato il neurone ad un sistema binario, grazie agli statunitensi Warren Sturgis McCullochm, neurofisiologo, e Walter Harry Pitts, matematico.

Ma sarà il 1956 l’anno di nascita dell’AI quando – nella conferenza del Dartmouth College (New Hampshire, Usa) ideata dai matematici e informatici John McCarthy, Marvin Minsky, Claude Shannon e Nathaniel Rochester (che l’anno prima avevano coniato la locuzione “Intelligenza Artificale”) – venne presentato il primo programma esplicitamente progettato per imitare le capacità di problem solving degli esseri umani.

Da allora l’Intelligenza Artificiale ha sviluppato le sue grandi potenzialità, attraverso cui è stato possibile oggi realizzare Sybil.

Cosa rappresenta la creazione di Sybil

Più in dettaglio i ricercatori sono partiti dalla tecnica utilizzata per la diagnosi precoce del tumore polmonare, cioè da una tomografia computerizzata a basso dosaggio (tecnicamente LDCT, Low-Dose Computed Tomography) del torace, ovvero, in termini più comuni, da una Tac a bassa dose per lo screening polmonare. E già la Tac ha una sua propria efficacia diagnostica. Ma per aumentarla, i ricercatori hanno ipotizzato che attraverso un processo di Intelligenza Artificiale che riuscisse a valutare l’intero dato volumetrico della Tac si sarebbe potuto prevedere il rischio individuale di insorgenza di tumore senza richiedere ulteriori dati demografici o clinici. E lo studio lo ha confermato: «Sybil può prevedere con precisione il futuro rischio di cancro ai polmoni di un individuo da una singola scansione LDCT, per consentire ulteriori screening personalizzati. Sono necessari studi futuri per comprendere le applicazioni cliniche di Sybil».

É solo l’inizio delle grandi possibilità derivanti dall’Intelligenza artificiale, con cui ci abitueremo ad avere sempre più confidenza. E anche se è una disciplina che, per gli aspetti etici, è tuttora dibattuta tra scienziati e filosofi,

le grandi aziende leader tech (big tech), da Meta a Apple o a Google vi stanno rafforzando i loro investimenti. E stanno riordinando le loro priorità (eventualmente accantonando momentaneamente il Metaverso) puntando su ambiti che possano rendere la loro posizione competitiva. Anche Microsoft, che ha programmato tagli generalizzati di diecimila posti di lavoro a causa delle tensioni economiche nel tech (https://www.euronews.com/next/2023/01/18/microsoft-to-cut-10000-jobs-worldwide-as-tech-layoffs-mount), fa scattare la sua grande scommessa sull’Intelligenza Artificiale per trovare nuove strade di crescita e innovazione. Ha infatti annunciato un investimento pluriennale e multimiliardario nella statunitense OpenAI, considerata uno dei primi tre Ai Labs al mondo che ha, tra l’altro, sviluppato il famoso software ChatGPT, la chatbot – da chat e (ro)bot – capace di simulare ed elaborare conversazioni umane.

(https://www.bloomberg.com/news/articles/2023-01-23/microsoft-makes-multibillion-dollar-investment-in-openai).

ChatGPT che è visto come una minaccia per Google. Se migliorerà e si diffonderà, gli utenti potrebbero preferire porre domande alla chat o ad altri servizi simili piuttosto che cercare di trovare i link attraverso il motore di ricerca. E infatti Google ha appena annunciato la sfida a Microsoft con il lancio di Bard, la rivale di ChatGPT.

Una sfida sempre in evoluzione.

Infatti, in attesa di quanto avrà da dire a breve Apple, Microsoft ha risposto a Google annunciando l’implementazione nel suo motore di ricerca Bing dell’intelligenza artificiale di OpenAI.

https://blogs.microsoft.com/blog/2023/02/07/reinventing-search-with-a-new-ai-powered-microsoft-bing-and-edge-your-copilot-for-the-web/


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