Alfredo Cospito trasferito a Opera, intanto gli anarchici di Torino contestano il 41 bis. E ricordano Pietro Ferrero

0 0

Le colonne dei portici nel cuore di Torino sono costellate di manifesti anarchici, reclamano “umanità” per Alfredo Cospito. Accanto,  sbiadito, c’è un altro manifesto in bianco e nero, ma è un nero seppia perché è stato attaccato sulle stesse colonne da un po’ di settimane; contiene il ricordo della strage fascista del 18 dicembre 1922 nella quale, tra gli altri, fu ucciso Pietro Ferrero, anarchico e sindacalista, segretario della Fiom. Ed  è uno strano, curioso, colpo d’occhio. Il confronto è inevitabile come la sensazione che si tratti, all’improvviso, di un già visto. I due manifesti si somigliano nei caratteri utilizzati e nell’impaginazione, soprattutto sono il segno che gli anarchici siano la nuova realtà del dissenso, finora ignorata e tornata sotto i riflettori per quella decisione drammatica fatta da Alfredo Cospito in sciopero della fame dal 20 ottobre. Da questa mattina, come riporta l’Ansa, Cospito è stato trasferito dal carcere di Sassari a quello di Opera a Milano e portato nel servizio di assistenza integrata, cioè nell’ex centro clinico.
Su Alfredo Cospito è intervenuta anche la premier Giorgia Meloni, secondo cui “non si deve far intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari”. Il riferimento è a quanto avvenuto dopo l’allarme per lo stato di salute di Cospito, lanciato dal suo medico e dal legale di fiducia che lo assistono. Come si sa, alcuni anarchici hanno protestato a Roma (dove si sono verificati scontri con la polizia) e attaccato le sedi delle ambasciate italiane a Barcellona e Berlino. Duro il commento del ministro dell’Interno Piantedosi: “Cospito pericoloso, le violenze non ci condizionano”.

Ma intanto, cosa succede nel mondo reale, sui muri delle città come Torino, ma non solo? Accade che venga analizzato ciò che avviene nel regime di carcere duro e come viene affrontata la protesta militante, seppure applicata in forma pacifica, attraverso lo sciopero della fame, appunto.

Gli attivisti ricordano che altri tre prigionieri anarchici hanno fatto la medesima scelta, iniziando anche loro lo sciopero della fame a sostegno della battaglia di Alfredo Cospito. Questa storia, divenuta di attualità e conosciuta all’opinione pubblica per le denunce sulle condizioni precarie di Cospito, è stata raccontata lo scorso autunno per la prima volta da una rete di siti e organi di informazione indipendenti, vicini ai movimenti anarchici che hanno anche sottolineato l’effetto abnorme dell’applicazione del regime carcerario del 41 bis, scritto per i colpevoli di reati di mafia.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21