L’inafferrabile verità pirandelliana sui legni dello Stabile catanese con un grande Eros Pagni

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Il binomio Pirandello-Pagni nel Così è se vi pare, in questa ultima edizione del capolavoro di Luigi  Pirandello, funziona, come sempre, quando un grande testo e un grande attore, due carte vincenti, rinnovano il fascino sottile dei suggestivi cerebralismi e filosofeggiamenti intorno al tema del relativismo conoscitivo, caro al drammaturgo girgentino. Ad aprire la stagione del Teatro Stabile di Catania nell’opera affidata alla regia del suo direttore, Luca De Fusco, è un magnificamente sobrio e sarcastico Eros Pagni, affiancato dall’intensa Anita Bertolucci e dal vibrante Giacinto Palmarini, al cospetto di un ben assortito team siciliano che ruota freneticamente e antiteticamente intorno ai tre personaggi principali. E’ proprio in questo contraltare che prende vita il dramma, invischiato in una fitta ragnatela di curiosità malsane che enfatizzano la distanza morale e umana dai protagonisti, figure gigantesche nel loro dramma narrato a due voci al pubblico finto e vero. La  rivoluzione teatrale del figlio del Kaos è proprio lo sfondamento della quarta parete che in Pirandello vive in sinergia con la scena, qui risolta davanti a un gelido microfono, dove i personaggi si spogliano impudicamente consegnando la loro verità all’Altro, atto terribile e necessario per esistere. Il senso del teatro pirandelliano si delinea in questo processo a porte aperte. Questa è la chiave di lettura scelta da De Fusco alla sua sesta regia pirandelliana e alla terza con Eros Pagni.

Un’architettura metafisica di finestre aperte su poltrone di un salotto o sala teatrale o cinematografica, sui toni dimessi del grigio, sottolinea ed enfatizza le misteriose alienazioni a cui soggiacciono le figure contorte della signora Frola e del di lei genero, il signor Ponza, e della di lui moglie, signora Ponza, giunti in quel piccolo e tranquillo paese dopo essere scampati a un disastroso terremoto nella Marsica (veramente avvenuto nel 1915). La loro strana vita incuriosisce morbosamente i suoi abitanti. I tre superstiti vivono separati, in due case distanti, la figlia non visita mai la madre che riceve invece assiduamente il genero. Perché? Chi sono costoro e perché si comportano in questo modo? L’unico in disparte, anche fisicamente dislocato, lontano da questi atteggiamenti, è Lamberto Laudisi, alter ego di Pirandello, fuori dalla mischia e scettico sulle possibilità di cogliere l’inafferrabile realtà.

Per avere ragguagli sulla vicenda giungono in casa del consigliere Agazzi, capufficio del Ponza, e della di lui moglie e figlia, i signori Sirelli e la signora Cini, decisi a svelare il ghiotto mistero. La visita inattesa della signora Frola li coglie piacevolmente di sorpresa. Finalmente potranno soddisfare la loro brama di sapere come stanno le cose. La donna sancisce lo statu quo. A suo dire lei è contenta così, per discrezione nei confronti della coppia, accontentandosi di vedere al balcone la figlia che non esce mai di casa. Uscita la vecchia è la volta del signor Ponza che sostiene che la suocera è pazza perché pensa che la moglie sia sua figlia che invece è morta, e la poveretta si ostina a credere che la sua seconda moglie (che asseconda la follia della signora) sia invece la sua figliola. La Frola a sua volta sostiene che il pazzo è lui a credere che la donna che vive con lui sia la sua seconda moglie. Chi è il pazzo dei due? Un ginepraio da cui non si esce. Infine il drammatico incontro e confronto tra i due poveretti, provocato con un meschino tranello, spinge la moglie a uscire dal suo riserbo, a recarsi al cospetto di tutti e a svelare la verità, almeno così pensano e pensiamo. Esasperando i contorni di una vicenda abilmente intrecciata come un giallo inevaso, assisteremo in una suspense crescente a una paradossale e provocatoria conclusione aperta che lascia l’amaro in bocca ai personaggi e al pubblico, squarciando scenari angoscianti ai miseri cercatori di verità. Il raffinato gioco del teatro altro non è che un veicolo dell’inquietudine dolorosa dello scrittore girgentino, capace di trasferire nella verità-finzione del teatro la finzione-verità della vita, dove la follia è il piano di fuga su cui riposa e giace l’inutile ricerca. Il genio di Pirandello, ormai universalmente conclamato, risplende di luce propria. Nel secolo scorso le sue opere erano un innovativo, originale e sconcertante scorcio drammaturgico a sfondo psicoanalitico dai risvolti magmatici, oggi una confortevole certezza, un classico per inaugurare il cartellone dello Stabile di Catania dichiaratamente all’insegna della tradizione.

 

COSI’ E’ (se vi pare)

di Luigi Pirandello

regia Luca De Fusco

con Eros Pagni, Anita Bartolucci, Giacinto Palmarini, Domenico Bravo, Roberto Burgio, Valeria Contadino, Giovanna Mangiù, Plinio Milazzo, Lara Sansone, Paolo Serra, Irene Tetto
scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta
luci di Gigi Saccomandi
produzione Teatro Stabile di Catania / Teatro Biondo di Palermo /  Tradizione e Turismo srl Centro di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro / Compagnia La Pirandelliana

Al Teatro Stabile di Catania fino al 13 Novembre

L’inafferrabile verità pirandelliana sui legni dello Stabile catanese con un grande Eros Pagni


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