Dio, patria, famiglia, i dogmi ultraconservatori di Lorenzo Fontana

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Da qualche ora il web è inondato di una foto di qualche tempo fa che ritrae il neo eletto Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, con una maglietta che invoca lo stop alle sanzioni contro la Russia di Putin. Sì, esattamente la Russia, il Paese che ha invaso l’Ucraina scatenando una guerra nel cuore dell’Europa. La Lega, si sa, è stata sempre vicina al regime putiniano, anche quando era diventata evidente la persecuzione dei dissidenti, giornalisti, intellettuali non schierati e chiunque osasse fare un minimo di contestazione. Adesso Lorenzo Fontana è la terza carica di uno Stato Europeo e sappiamo qual è la posizione dell’Unione Europea sulla guerra. Fontana è di Verona, una città dove i rigurgiti neofascisti sono stati ben descritti nel libro di Paolo Berizzi (sotto scorta da anni per le minacce dei gruppi neonazisti italiani), “E’ gradita la camicia nera”. Fa parte della cosiddetta area dura della Lega e porta avanti posizioni ultraconservatrici che includono le tesi antiabortiste. A proposito dei matrimoni gay ha detto che essi “mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni… per la Lega Nord la famiglia è una sola: uomo, donna e figli”. Da anni Fontana sostiene che le sanzioni alla Russia sono sbagliate e dunque chiede di toglierle. Si comprende quindi la portata dell’impatto della sua elezione nell’ambito dello scacchiere europeo che contrasta la guerra in Ucraina in un momento così delicato per il conflitto in corso. Tra i tasselli che compongono la sua biografia politica c’è anche la vicinanza ad “Alba Dorata”, il partito neonazista greco dichiarato dalla corte d’appello di Atene “organizzazione criminale”. Del Presidente, attraverso i suoi profili social, si conosce la fede cattolica pubblicizzata (anche) attraverso i post dedicati a numerosi santi della Chiesa. Parla spesso dell’Europa Cristiana e del rischio “contaminazioni”.


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