Un Comitato Nazionale sulla Criminalità Etnica in Italia? Proposta disumana

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Criminalità etnica è una espressione che, solo a pronunciarla, fa orrore, perché evoca, immediatamente, le discriminazioni, tradotte in leggi ed editti, che hanno contrassegnato la storia  in questo paese nel secolo scorso.

Orrore che cresce perché, a Macerata, nelle Marche, la regione del barbaro assassinio di Alika Ogorchukwu  (per il quale alcuni si sono affrettati a spiegare che non era un reato con motivazioni razziste) è nato il “Comitato nazionale sulla criminalità etnica in Italia“, “dedicato a Pamela Mastropietro“, la giovane romana uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018, come ha spiegato il portavoce, l’avvocato Marco Valerio Verni.

Che sollecita l’invio “di materiale per creare un data base”.

Obiettivo del comitato anche “fare prevenzione, con l’adozione di misure normative calibrate”. Calibrate a cosa? A discriminare in base alla razza, quella buona e perfetta da una parte,e quella cattiva che per forza delinque dall’altra? C’è da inorridire e provare sgomento per chi usa’ l’omicidio di una ragazza per questi scopi. Allora, secondo i ‘principi’ di questo Comitato, Inocent Oseghale, l’autore condannato all’ergastolo, avrebbe commesso un ‘reato etnico’? Un paese che resta indifferente di fronte a tutto ciò rischia di sottovalutare pericoli per la democrazia di una società che include e non ghettizza e condanna a priori.

 


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