Cos’è veramente la mafia?

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La mafia. Ma che cos’è veramente questa mafia di cui tanto o tanto poco si parla? Mafiosi sono degli assassini che uccidono a sangue freddo per vendicare uno sgarro o un altro omicidio? Certo. Mafiosi sono coloro che uccidono o gambizzano per il controllo di un territorio? Certo. Mafiosi sono coloro che trafficano in droghe? Certo. Mafiosi sono coloro che corrompono degli amministratori per ottenere appalti e lavori pubblici? Certo. Mafiosi sono coloro che sfruttano il lavoro e i lavoratori? Certo.

Ma mafiosi sono anche gli amministratori che si lasciano corrompere. Lo sono anche i cittadini collusi, omertosi. Coloro che scendono a compromessi per paura o, peggio, per tornaconto personale. Sono i parlamentari che si adoperano per far approvare leggi volute o gradite alla criminalità. Sono i professionisti che offrono consulenze e pareri pur sapendo con chi e per chi lavorano. Sono i membri delle forze dell’ordine che cedono al compromesso.

«Mafia e politici hanno scavato questa galleria che, dalla Sicilia, attraversa sotterranea tutto il sud Italia e va dritta fino a Roma, dentro le stanze della VIII commissione per infiltrarsi nelle grandi opere e nei lavori pubblici, facendo fare ai soldi avanti e indietro. Gli appalti, vinti a tavolino dai mafiosi, diventano mazzette che tornano nelle tasche della politica… e i nostri onorevoli che ci fanno dopo con quei soldi? Altre mazzette per altri mafiosi che, finanziando lo spaccio di droga per evitare il pizzo, danno al tessuto sociale la sensazione che nulla stia accadendo e infatti, in superficie, nulla accade.»

Ma tutto questo non si deve dire. No. È meglio dire e pensare che la mafia non esiste e, se proprio non si può negarne l’esistenza, ricondurla ad aree circoscritte e persone specifiche. Pur sapendo che non è così che stanno le cose. Perché la mafia si spande con un silenzio, un pagamento, un favore, un compromesso… e arriva a inglobare una società intera intrisa dei suoi mali. Ancora oggi si sente dire che la mafia riguarda alcune regioni italiane e alcuni territori all’interno di queste. Forse. Perché in questi specifici territori si nega addirittura la sua esistenza.

«Mio padre era stato sincero? O aveva raccontato che la mafia è una leggenda per farmi smettere di piangere?»

Si chiede il bambino protagonista del libro di Cortese a cui il padre aveva appena ribadito fermamente l’inesistenza della mafia. Ma saranno anche le sue parole a spingere il figlio a cercare altre risposte. A cercare la verità.

Una verità che egli troverà in uno zaino all’interno del quale è veramente difficile trovare il coraggio di guardare. Perché sarebbe come guardarsi allo specchio e non riconoscere l’immagine riflessa.

Eppure sarà proprio grazie a questo, o a causa di esso, che il bambino scoprirà cosa è veramente questa mafia.

Un bambino, uno zaino, un nano e un assassino: questi gli elementi intorno ai quali Cortese ha costruito la sua storia. I bambini sono almeno due e gli assassini tanti. O meglio i mandanti. E la storia raccontata dall’autore è in realtà la storia un po’ di tutti. Di un’intera regione. Di uno Stato. E anche di più.

La storia è ambientata in un piccolo paese volutamente non identificato. Un romanzo teatrale, si legge nella quarta di copertina, «dove le maschere indossate dai personaggi sono necessarie per condurre una vita normale solo in apparenza». Impossibile non pensare a un’influenza pirandelliana. Ma in questi la narrazione serviva a svelare cosa si celasse, in realtà, dietro le maschere. Cortese sembra invece aver volutamente costruito le maschere per i suoi personaggi per nascondere qualcosa al lettore.

Come l’ambientazione stessa ad esempio, non meglio identificata per rendere la narrazione più fantasiosa e meno riconducibile a fatti realmente accaduti.

L’autore mescola fatti di cronaca, eventi realmente accaduti e sue personali considerazioni con narrazioni frutto della sua immaginazione. E cerca di far sembrare i primi meno reali, per essere meno riconoscibili e riconducibili e, al contempo, si premura di dare ai secondi valenza storica e una certezza o rigore quasi scientifico.

Mentre la parte narrativa risulta sempre convincente e accattivante, benché a volte l’autore si soffermi troppo in descrizioni e resoconti, i dialoghi risultano a tratti manierati, poco spontanei. Come se i personaggi fossero attori su un palcoscenico intenti a ricordare le battute del copione da recitare. Ma è lo stesso autore, per tramite del piccolo protagonista, a dare una valida spiegazione: «Restammo ancora un attimo per strada ed ebbi di nuovo l’impressione che stessimo recitando».

Si impara prestissimo cosa si può dire e cosa è meglio tacere, a chi rivolgere la parola e con chi invece è meglio restare muti, in silenzio. E così ogni frase, ogni parola, risulta finta, falsa, perché non è né spontanea né sincera.

Cortese utilizza uno stile di scrittura molto basico, in apparenza semplice, con un fraseggio breve e concetti elementari. Un narrare con la parola scritta quella parlata. In più la narrazione è introdotta al lettore da un io che è un bambino. Una scelta indotta e, quindi, quasi scontata potrebbe sembrare, almeno inizialmente. Poi, la complessità del narrato sembra includere e trascinare con sé anche lo stile di scrittura. Un registro narrativo modellato sulla narrazione e sui temi quindi ma che, comunque, per certi versi sempre fedele alle origini.

Quando il lettore poi scopre che si tratta di ricordi, allora ogni dubbio sulle scelte stilistiche dell’autore viene dissipato.

Nella quarta di copertina il libro viene definito scenario di avventure come un telefilm. Scenario di avventure lo è. Come tanti, innumerevoli libri sono riusciti e riescono ad esserlo. La letteratura é la prima e inesauribile fonte di ispirazione per la fantasia e nutrimento per la mente. Il lettore non cerca scene o avventure da film o telefilm. Vuole di più. Vuole ciò che solo un buon libro, un’ottima narrazione e un’avvincente storia possono dargli. E con La mafia nello zaino di Alessandro Cortese ci si arriva molto vicino.

Il libro

Alessandro Cortese, La mafia nello zaino. Il bimbo, il nano e l’assassino, Il ramo e la foglia edizioni, Roma, 2022


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