Quel silenzio imposto sul processo per la tragedia del Morandi

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«Noi abbiamo il diritto e il dovere di fare informazione e questo diritto-dovere in questo momento viene negato da un giudice con un’ordinanza francamente incomprensibile. È una delle pagine più brutte e oscure della storia italiana, vorrei ricordare che il 14 agosto 2018 è caduto un ponte per la mancata manutenzione e l’incuria prolungata: la drammatica spettacolarizzazione è questa, non può essere quella dei cronisti e degli operatori che entrano in un’aula di giustizia e documentano quello che accade». Così la vicesegretaria della Fnsi, Alessandra Costante, aprendo la protesta indetta dai giornalisti liguri dopo l’ordinanza del presidente del tribunale di Genova che ha in pratica deciso di “oscurare” il processo sul crollo del ponte Morandi, vietando la presenza di telecamere in aula.

«La giustizia – ha proseguito Costante – viene amministrata in nome del popolo italiano e l’articolo 21 della Costituzione dice che i cittadini hanno il diritto ad essere informati».

Fotografi e operatori video hanno potuto filmare solo i primi dieci minuti dell’udienza, poi è scattato il divieto che ha portato i cronisti a protestare con lo striscione “No al bavaglio” davanti all’ingresso del tribunale.

«Praticamente il processo per il crollo del Morandi viene trattato come un concerto rock dove si possono riprendere i primi 10 minuti senza poter raccontare cosa succede dopo», ha evidenziato il presidente del Gruppo cronisti liguri, Tommaso Fregatti. «È assurdo – ha aggiunto –. Siamo qui per protestare e chiedere al giudice di cambiare idea e consentirci di raccontare il processo per una tragedia che ha sconvolto Genova. Non condividiamo la motivazione usata che parla di spettacolarizzazione del processo. I giornalisti non spettacolarizzano nulla, raccontano i fatti».

Alla mobilitazione, promossa da sindacato, Ordine dei giornalisti e Gruppo Cronisti in concomitanza con la prima udienza del processo, giovedì 7 luglio 2022, anche la segretaria generale aggiunta della Fnsi, Anna Del Freo; il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini; il presidente del Cnog, Carlo Bartoli; rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil.

«Il crollo di ponte Morandi – ha osservato il presidente Bartoli – è un evento che ha scosso non solo il nostro Paese ma tutto il mondo, è un fatto eclatante, clamoroso. Non siamo davanti a fatti intimi, ma a responsabilità pubbliche. Non è accettabile che venga oscurato un processo per un fatto di questo genere. Faremo di tutto perché questo non sia un precedente».

Ai colleghi è arrivata anche la solidarietà dell’Usigrai e del Cdr della Tgr Rai Liguria, che hanno aderito al presidio e ribadito la richiesta di garantire «adeguato accesso in aula anche alle telecamere del Servizio Pubblico non per “spettacolarizzare”, ma per informare i cittadini secondo la professionalità e le regole deontologiche della nostra categoria».

Pieno sostegno alla mobilitazione anche da parte del Sindacato giornalisti Veneto. «Il diritto/dovere di cronaca – si legge in un comunicato dell’Assostampa – è garantito dalla Costituzione e non può essere in alcun modo compresso, tanto più di fronte a questioni di pubblico interesse e rilievo come la strage del 14 agosto 2018 che ha sconvolto l’intero Paese».

Per Sgv, inoltre, la decisione del collegio giudicante «crea un precedente pericoloso per gli operatori dell’informazione dell’immagine e per il diritto dei cittadini a essere informati attraverso un lavoro di cronaca professionale e indipendente a salvaguardia di una democrazia compiuta e plurale. Non si può silenziare e oscurare radio, tv e siti online per il preventivo “timore” di spettacolarizzazione del dibattimento: è un’offesa all’intelligenza e alla professionalità di chi ogni giorno svolge con accuratezza e serietà il mestiere di giornalista.
La presunzione d’innocenza – conclude il Sindacato Veneto – è un diritto sacrosanto per indagati e imputati, lo è anche il diritto di cronaca sancito parimenti dalla Costituzione».
(Nella foto della Cgil di Genova un momento del presidio)


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