Vivi

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Sto seguendo l’intervista al magistrato Nicola Gratteri. Le domande della conduttrice mi mettono un’agitazione, che non mi spiego. ”Lei si sente solo?” ”Ha paura?” ”Come spiega la freddezza nei suoi confronti di tanti suoi colleghi?” Più procedono le domande, più la mia inquietudine sale. Poi un pensiero improvviso mi apre alla spiegazione: sono le stesse domande che facevano a Falcone, prima di essere ammazzato.

In un attimo capisco tutto: quelle immagini mi impressionano perché sembrano filmati di repertorio dopo l’assassinio. La parabola di Gratteri è così simile a quella di Falcone, che mi terrorizza l’incubo di un medesimo finale. Amiamoli da vivi i nostri giudici. Proteggiamo Gratteri insieme, Stato e cittadini, con l’onestà organizzata.

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