Empatia selettiva

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Quando l’extracomunitario è ucraino, le porte degli stati dell’Europa si aprono. Anzi, si spalancano senza visti. Anzi, ci sono le auto al confine dei volontari pronte per portarli nelle case di altri volontari, sparsi in tutti i paesi della UE, che non batte ciglio per la loro ripartizione, senza scomodare il Trattato di Dublino. Una filiera di altruismo e di umanità che fa bene al cuore. Ma che non si crea se i migranti vengono da altre guerre, distruzioni, violenze. E hanno un altro colore della pelle.

Per questi, c’è solo la pietà di ong e volontari isolati, ma nessun calore. Anzi, ”invadono, portano malattie, rubano il lavoro…” e chi li soccorre se li tiene tutti. Con i loro slogan anti-migranti, Salvini (”Basta centri di accoglienza!”) e Meloni (”Con noi, blocco navale subito!”) hanno costruito un impero di consenso, mentre ora non fiatano. Do il mio benvenuto a donne, anziani e bambini ucraini e lodo chi si prodiga per loro. Ma l’empatia selettiva deve interrogarci.

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