#FestadelCinema2021  Dear Evan Hansen, di Stephen Chbosky

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When you need a friend to carry you, and when you’re broken on the ground, you will be found “. 

E’ questo il leitmotiv, cantato!, che accompagna il teen movie “Dear Evan Hansen”, per la regia di Stephen Chbosky, in coproduzione con la sezione autonoma e parallela “Alice nella Citta” della XVI Festa del Cuìinema di Roma. Il film, già presentato in anteprima al Toronto International Film Festival del 2021 il mese scorso, è la trasposizione cinematografica dell’omonimo musical di Broadway del 2015 di Stephen Levenson, Benj Pasek e Justin Paul. La sceneggiatura è dello stesso Levenson.

Evan (Ben Platt) é un giovane liceale affetto da una particolare patologia: la fobia sociale, che lo costringe a vivere le sue giornate riducendo al minimo indispensabile i contatti con i suoi coetanei per paura di essere giudicato, di apparire goffo, impacciato. Unica presenza, più o meno stabile, la madre, infermiera (Julian Moore), la quale, purtuttavia, ha poco tempo da dedicargli perchè assorbita dal proprio lavoro: rischia il licenziamento a causa delle ristrettezze di budget dell’ospedale.

Per superare la sua fobia Evan, su indicazione dello psicoterapeuta, oltre alla terapia farmacologica, scrive, quotidianamente, per lo più al risveglio, delle lettere motivazionali a se stesso: “Oggi andrà bene!”.

Ma ecco che un giorno una di queste lettere, nella quale Evan si chiede, tra l’altro, se qualcuno si sarebbe accorto di una sua eventuale scomparsa – sulle note dell’altro leitmotiv del film: Waving through a window” – cade nelle mani del coetaneo Connor Murphy, un giovane problematico e violento, il quale, nel leggerla, diventa furioso, credendo che la lettera sia stata scritta per provocarlo; ad accentuarne l’ira, il riferimento in essa contenuto a sua sorella Zoe, verso la quale Evan ha una cotta “nascosta”.

Di lì a poco, il ritrovamento della missiva da parte dei genitori di Connor, nel frattempo morto suicida, porterà loro a credere che la stessa sia stata scritta dal loro figlio ed indirizzata al suo migliore amico, Evan; una sorta di lettera testamento.

Di qui un crescendo di eventi che, nonostante i tentativi di Evan di smentire questa ricostruzione – i due non erano stati mai amici – sfuggono a qualsiasi controllo. Addirittura, la rete sembra amplificare a dismisura questa dissimulata realtà di amicizia e di amore tra i due, al punto da diventare portatrice di un messaggio di speranza per tutti quei ragazzi e quelle ragazze che si ritrovano a vivere e a confrontarsi con i propri disagi psichici: “you wil be found !”.

Ma la verità verrà ben presto a galla con le inevitabili, drammatiche, conseguenze che rischiano di travolgere definitivamente la fragile stabilità psicologica di Evan, il quale, tuttavia, si ritroverà a scrivere un’ultima lettera a se stesso in cui giurerà di non nascondersi più, non mentire più, avendo ritrovando il coraggio di andare avanti nella vita: “Spent so many seasons lost inside my mind… a wall too tall to climb…but what felt so far away feels a little closer’’.


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