Se si sceglie la borsa e non la vita

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Se si sceglie sempre la borsa e non la vita diventa difficile lamentarsi di molte tragedie che accadono. Da quattro decenni il mondo occidentale, industrializzato, evoluto ha scelto la borsa, cioè i soldi, l’economia finanziaria, il mercato. La vita, cioè il wellfare, i diritti civili, i diritti umani, per i quali erano state fatte battaglie durissime e importanti conquiste nei decenni precedenti, sono rimasti lì, spesso non cancellati ma messi in un angolo, dimenticati da troppo governi anche di sinistra, considerati quasi un “di più” di cui si poteva fare a meno.

Non è andata così. In nome della spending review che nessuno adesso gradisce ricordare in Italia, ma non solo, sono state smantellate la scuola pubblica, la ricerca universitaria, la sanità pubblica soprattutto sul territorio, il trasporto pubblico.  L’imprenditoria privata, sempre in nome del contenimento dei costi ma in realtà anche per aumentare i profitti, ha dismesso gli investimenti sulla sicurezza nei posti di lavoro, sull’ammodernamento degli impianti, sul rapporto costi-benefici della digitalizzazione.

E’ insopportabile continuare a sentire proclami che ogni governo ha fatto dagli anni ottanta ad oggi, semplicemente insopportabile.

Se siamo il paese europeo con il maggior numero di morti per il Covid – di cui neppure i principali telegiornali ormai parlano più- e il peggior paese per incidenti e vittime sui luoghi di lavoro –e vedremo chi ne parlerà ancora fra qualche giorno – i motivi ci sono e non fanno parte di una oscura maledizione, né di un complotto né di un destino cinico e baro: l’Italia ha smantellato la rete pubblica e privata del bene comune, del focus sulla forza lavoro e sui pazienti del servizio sanitario, ha messo al centro il profitto, l’interesse economico, il far quadrare i conti a costo della perdita di vite umane.

Chi chiede di riaprire tutto mentre i dati del Covid non scendono ancora è portatore dello stesso approccio che ha permesso alle aziende di continuare a produrre senza rispettare le regole e le responsabilità nei confronti dei dipendenti, dagli apprendisti ai direttori, è responsabile di aver fatto chiudere ospedali e ambulatori di zona per favorire i mega ospedali multidisciplinari privati convenzionati con il pubblico, ma noi ancora una volta ce ne stiamo dimenticando.

E’ ora che questo governo scelga da che parte stare e dia garanzie che non ha dato ancora sugli investimenti nel campo della sicurezza e della modernizzazione dei luoghi di lavoro, sugli obblighi degli industriali, sul potenziamento della sanità territoriale e domiciliare, sul ritorno al concetto che il bene dei cittadini è più importante del PIL! Robert Kennedy lo disse nel 1968 e noi siamo ancora qui a contare una vittima al giorno sul lavoro e centinaia di vittime del virus dentro e fuori dagli ospedali. E’ tempo di un esame di coscienza. E’ tempo di scegliere, in tutti i campi, fra la borsa e lavita.


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