2011–2021, promemoria per chi getta i fatti dietro le spalle

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A scorrere al contrario il calendario si fanno scoperte inattese. Un anniversario è sempre in agguato: “Era l’anno in cui …”. Anche solo un decennio può riservare sorprese. Tutti presi come siamo a inseguire l’attualità e a chiudere le giornate con affanno pensando già come affrontare le prossime non ci ricordiamo di quello che ci siamo appena lasciati alle spalle. Se ne potrebbe fare un gioco di società: in che anno Bin Laden fu catturato e ucciso dai marines americani e Gheddafi dai suoi nemici interni? E quando sgorgarono copiose le lacrime della Fornero? Se ne potrebbe fare un programma televisivo di quiz non meno avvincente di quelli già esistenti.

Da tempo si pubblica un “Libro dei fatti” che registra anno per anno i fatti salienti italiani ed esteri. Ma chi lo consulta? Solo gli addetti ai lavori, i giornalisti, gli autori dei programmi televisivi da produrre in anticipo sulle date, gli amanti delle statistiche. Ma l’uomo della strada è di memoria corta, ricorda con piacere un bel film che lo ha colpito, l’anno dello scudetto vinto dalla squadra del cuore non lo dimenticherà mai, ma già con il nome di tutti i Sette Nani si trova in difficoltà. Soprattutto difficilissimo risulterà il giochino di attribuire certi fatti all’anno in cui si sono verificati. Per alcuni è un mistero anche l’anno della morte di Dante Alighieri (1321), della scoperta dell’America (1492), della fine della guerra in Italia (1945) o delle Olimpiadi a Roma (1960)

Anche nella nostra modestissima epoca ci sono anni che hanno fatto il pieno di grandi avvenimenti e nei dodici mesi hanno sgranato autentiche emozioni, per lo più sopite ma che basta poco per farle rivivere. A questo proposito c’è un anniversario: dieci anni fa, il 2011. Ci piace ricordarlo, senza rimpianti ma nemmeno rimorsi e con qualche considerazione a posteriori.

L’anno si aprì con le celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si disse subito preoccupato del futuro delle nuove generazioni. (E la mazzata della pandemia contro i giovani era ancora di là da venire).

A febbraio arrivò in Parlamento il caso di Ruby Rubacuori, la giovane marocchina fatta passare per la nipote del presidente egiziano Mubarak. La vicenda giudiziaria è tuttora in corso. L’ultima udienza, giorni fa, è saltata perché l’illustre imputato è ricoverato al san Raffaele, ufficialmente per i postumi del covid 19.

A marzo il dittatore libico Gheddafi è ucciso a tradimento da una fazione ostile. Il problema Libia è ancora aperto: il presidente del consiglio Draghi è andato a parlare con i successori del dittatore, non meno inattendibili: gli argomenti sono i migranti da fermare alla partenza, la ricerca di una pace duratura in quel paese dove sopravvivono interessi di aziende italiane. Un dittatore dopo l’altro finito male: a maggio il governo americano annuncia l’uccisione di Bin Laden, lo sceicco del terrore. Oggi gli americani si ritirano dall’Afganistan, ma il problema del terrorismo islamico è ben lungi dall’essere risolto.

Nel 2011 l’agenda politica dell’estate fu fitta di eventi: mentre Mario Draghi approda alla Banca Centrale Europea, l’Italia con un referendum mette fuori legge il nucleare: non saremo mai una potenza atomica ma ci accolliamo per sempre il problema dello smaltimento delle scorie radioattive. A luglio Alfano è nominato segretario del PDL, il partito delle libertà presieduto da Berlusconi. Sembrò dovesse diventare il delfino del Cavaliere, ma come “cetaceo” ebbe vita breve. Ad agosto la Lega di Bossi cominciò a mettere in difficoltà il governo di Berlusconi. Il cavaliere si rese conto di essersi allevato una serpe in seno. Nacque anche il delfino del senatur, ma non è un vero delfino, è un Trota. (Copyright Umberto Bossi)

A ottobre 2011 il governo dichiarò di rinunciare alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Oggi si ricomincia a parlarne come di un’opera che si potrebbe realizzare con i soldi del recovery plan. E’ davvero il ponte dei desideri di qualcuno, o resterà un ponte dei sospiri?

A novembre Mario Monti è chiamato a palazzo Chigi. Con le dimissioni di Berlusconi da presidente del consiglio, si chiuse un’era durata 17 anni, ma il berlusconismo è duro da morire: uomini (e donne) del suo partito dieci anni dopo sono ancora al governo.

A fine anno il ministro del lavoro Elsa Fornero piange in diretta televisiva mentre annuncia la mancata rivalutazione delle pensioni. Le sue lacrime sono ancora oggi citatissime ad ogni polemica sindacale. Anche Churchill aveva chiesto agli inglesi “lacrime e sangue”, ma per vincere la guerra.

Questo sintetico memorandum su quanto è accaduto nel 2011 è dedicato a chi è molto bravo a gettarsi dietro le spalle quello che ha vissuto ieri e si concede di vivere l’oggi senza preoccuparsi del domani. Comportamento tipico dell’italiano medio.


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