Proibizionismo sociale. A règime, in democrazia

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Tutti ci auguriamo che le vaccinazioni giungano realmente e finalmente a règime. Con questo termine il generale Figliuolo denuncia una sua auspicabile preparazione ingegneristica, in quanto il termine “a règime” proviene dalla “Meccanica applicata alle macchine”, dove si insegna che un motore, quando è al massimo della funzione, è definito appunto a règime. Oltre alla provenienza tecnica si presuppone che il commissario giunga da una regione a bassa incidenza mafiosa. Difatti l’allora “leva alpina”, ovvero il servizio obbligatorio presso le penne nere, era previsto per le regioni alpine e del maggior appennino, fermandosi pertanto al Lazio ed Abruzzo, escludendo il sud, dove da sempre imperano mafia, camorra, ndrangheta e sacra corona unita. Un motivo di Speranza. Con la speranza che arrivino quei circa 50 milioni di vaccini che necessitano ancora.

Purtroppo dal fronte parallelo della diffusione, nonostante i coprifuoco, siamo sotto tiro, in quanto moltissimi italiani si stanno dedicando alle riunioni clandestine, focolai sommersi. L’ultima quella di alcuni boss della regione sarda che, invece di far rispettare i distanziamenti, si avvicinavano tra loro e agli anni ‘30 del proibizionismo USA, quando chi rispettava la legge erano i poveri e gli imbecilli. Tra l’altro molte di queste feste clandestine sono organizzate dalla malavita, che garantisce ai presenti l’impunità, anche da parte delle autorità preposte.

Ecco che sarebbe molto meglio riaprire tutti i luoghi di socializzazione, soprattutto ai giovani, in modo da stroncare le attività clandestine, organizzate da malavitosi, senza alcuna regola. I locali pubblici autorizzati sono invece facilmente controllabili e quasi tutti si sono adeguati alle regole anti-covid, con considerevoli investimenti. In conclusione, come ai tempi degli anni ruggenti, il proibizionismo funziona solo come moltiplicatore di utili illeciti per mafiosi e altri potenti.


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