Casadei, Carosone, Manfredi: l’arte del popolo 

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Nei giorni in cui piangiamo per la scomparsa di un grande esponente della musica leggera come Raoul Casadei, re del liscio e della Riviera romagnola, di un divertimento profondo e dal sapore antico, ricordiamo, anche grazie all’impegno di varie reti televisive, la grandezza di altri due protagonisti del nostro panorama artistico. Vent’anni fa, il 20 maggio 2001, ci diceva addio Renato Carosone, emblema della canzone napoletane e autore di memorabili interpretazioni come “Tu vuo’ fa’ l’americano”, in un’Italia che ricominciava a vivere e scopriva pregi e difetti della nuova fedeltà atlantica. Cento anni fa, invece, il 22 marzo 1921, nasceva Nino Manfredi, il cui vero nome era Saturnino, un bambino malaticcio e per il quale si temeva il peggio che, per fortuna, è vissuto ottantatre anni, diventando uno dei migliori attori italiani, protagonista di capolavori come “C’eravamo tanto amati” e altre pietre miliari del nostro cinema.
Casadei, Carosone, Manfredi: tre alfieri dell’arte popolare, della cultura aperta a tutti e per tutti, del sapere non ostentato ma condiviso, della simpatia travolgente che contagia la comunità e genera gioia senza mai scadere nella volgarità, di quell’Italia dolce, umile e profonda che aveva conosciuto la miseria e la guerra e, per questo, scelse di rinascere anche con un sorriso.
È bello vedere che Carosone e Manfredi vengono onorati con film ad hoc, speriamo che accada presto anche per Casadei e godiamoci questa rinnovata centralità del servizio pubblico, per non parlare poi del sempre valido programma di Purgatori, distraendoci per qualche ora dalla tragedia che stiamo vivendo. Non si tratta di cinismo, di mancanza di sensibilità o di scarso rispetto per le vittime e i loro familiari ma di quella voglia di vivere, di rinascere, di ritrovarci e di sentirci ancora una collettività in cammino che furono gli elementi essenziali per tornare a vivere dopo la guerra. Proprio come allora, siamo chiamati anche a sorridere, altrimenti non ne verremo a capo. Viaggiamo dunque con la fantasia, lasciamoci travolgere dalla felicità: è difficilissimo, quasi impossibile, ma proprio per questo, oggi più che mai, non possiamo farne a meno.

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