L’omicidio di Maria Paola e i nostri talebani

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Il conformismo è violento. E spesso è il mandante di crudeltà inaudite. L’ “atipico” va  deriso, bersagliato, isolato, picchiato e anche ammazzato se esagera, perché non solo disturba le convinzioni della maggioranza, ma attira una disapprovazione collettiva, che si estende sulla sua famiglia.  Così Maria Paola – una ragazza che ama Ciro, un ragazzo transgender – diventa un disonore per i suoi. Che sentono il peso del giudizio negativo della gente come un ordine a fare qualcosa per punire – a nome di tutti i conformisti – la ragazza “infettata” da un amore anomalo. Se ne incarica il fratello, che la sperona mentre è in moto con Ciro, per “riportarla a casa” e invece l’ammazza sull’asfalto. L’incriminazione di omicidio preterintenzionale ha l’aggravante dei futili motivi; futili forse per il diritto, ma non per i risvolti profondamente antropologici di questa violenta storia. Che ci fa scoprire i talebani nostrani, che lapidano con le parole di disprezzo gli anomali e le loro famiglie, minacciandole così di revocare l’onore poggiato sul giudizio della gente. L’arma più accuminata del conformismo.


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