Giornalismo sotto attacco in Italia

Basta furgoni della morte

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Oggi come ieri, come una volta.

Nero, bianco, sempre rosso sangue.

Quello dei lavoratori sfruttati, quello dei morti sotto il sole cocente con le palpitazioni a mille, la corda da tirare, le membra che non ce la fanno.

Puglia straordinaria e feconda, Puglia amara.

Si moriva e si muore, di caporalato. Qui.

E la morte, della dignità o del corpo che sia, è trasversale. Alle età, e alle razze

“Il 6 agosto 2018,12 braccianti persero la vita in un terribile incidente – in località Ripalta – mentre tornavano a casa dai campi. Due giorni prima un altro incidente era costato la vita a 4 lavoratori agricoli stranieri lungo la provinciale tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri.

Ecco i nomi delle vittime di quei giorni:
Aladjie Ceesay (23 anni)
Ali Dembele (30 anni)
Amadou Balde (20 anni)
Moussa Kande (27 anni)
Lhassan Goultaine (39 anni)
Alagie Ceesay (24 anni)
Alasanna Darboe (28 anni)
Anane Kwase (34 anni)
Awuku Joseph (24 anni)
Bafoudi Camara (22 anni)
Djoumana Djire (36 anni)
Ebere Ujunwa (21 anni)
Eric Kwarteng (32 anni)

Il ricordo è necessario affinché stragi come questa ed il sistema di caporalato che le causa non si verifichino più.
Basta furgoni della morte.
Stop al caporalato. Stop alle mafie!”.

Le parole, i sassi, di Yvan Sagnet presidente e fondatore della associazione anti caporalato NoCap.
NoCap è fortemente impegnata a Foggia e in Salento come altrove, per promuovere e realizzare un trasporto che sia sicuro e gratuito verso i campi.

Pomodori e angurie, rosso prezioso della terra, sono ancora simbolo della ferita rossa inferta a migliaia di lavoratori sfruttati e sottopagati.

Nel 2020, come negli anni ’20.

Allora mia nonna giovinetta, avrà avuto vent’anni, dai campi di Ceglie Messapica, nel brindisino, decise di ribellarsi ai caporali. Alle loro angherie, alla spocchia e agli abusi specie nei confronti delle donne, delle tabacchine che come lei chinavano la testa e s’annerivano le mani.

Fu portata in cella di sicurezza, in caserma. Aveva osato troppo. Era giovane ed era donna, due terribili aggravanti.

Alle persone come lei, a quanti ieri e oggi non s’arrendono, a coloro che rimbalzano sui muri di gomma ma sono pronti a spaccarcisi la testa più e più volte, il nostro grazie. E il dovere, civile, morale, italiano, di scendere accanto a loro per le strade, per le piazze, per i campi. Ed essere comunità. Attiva, partecipe, viva.

Fabiana Pacella

Presidio Articolo21 Puglia


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