Ricordando Giorgio Alpi nel decennale della sua morte #NoiNonArchiviamo

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Il 27 giugno scorso dopo 40 anni abbiamo ricordato la strage di Ustica.

Ho pensato ad alcune persone davanti alle immagini che in quei giorni hanno accompagnato telegiornali e servizi speciali; leggendo articoli ricostruzioni e commenti.

Ho pensato a tutti i famigliari e agli amici delle vittime, a Daria Bonfietti che, indomita, da sempre cerca di arrivare a conoscere che cosa sia davvero successo quella sera alle ore 20,59. A conoscere la causa del “danno collaterale” di una guerra non dichiarata (c’erano 21 aerei in volo quella sera attorno al DC9). Chi lo ha abbattuto facendolo precipitare in mare con tutte le 81 persone a bordo: lo vogliamo sapere. Qualche tempo fa Daria mi ha accompagnata a visitare il luogo dove è custodito l’aereo ricostruito con i resti recuperati. Tutti i dettagli dell’allestimento: le luci le voci i pannelli neri le storie di ogni vittima, la storia della tragedia e di questi 40 anni inducono emozione lacrime e insieme indignazione e voglia di verità, tutta la verità.

Ho pensato a Giorgio Alpi che ci ha lasciato dieci anni fa e alle parole che ripeteva ogni volta che parlava dell’esecuzione di Ilaria e Miran il 20 marzo 1994 a Mogadiscio: “…C’è un filo che collega tutte le stragi d’Italia; potremmo anche ripartire da Portella della Ginestra il primo maggio 1947 … da Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, e poi Brescia, …Ustica, Bologna … e fino alle stragi di mafia del 23 maggio 1992 (cinque vittime: Giovanni Falcone e Francesca Morvillo insieme agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro) e del 19 luglio 1992 (sei vittime: Paolo Borsellino insieme agli agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina)”.

Ho pensato a Luciana Alpi che raccontava con un certo indignato riserbo che quando chiese al Presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi di occuparsi di Ilaria e Miran la risposta fu secca e burocratica: “Non si può perché strage è con almeno tre morti”.

Ho pensato a Ilaria in un’immagine particolare che mostra la sua stanza d’albergo senza di lei quella domenica di marzo 1994. C’è Pier Paolo Pasolini con i suoi “Scritti corsari” in mezzo a tante cose personali… Continua su liberainformazione


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