Uggiano, quel paese a sud del sud che dedica le vie a migranti e rifugiati

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In una terra che è Giano bifronte, sponda d’esodo e d’approdo, accoglienza è affare di dna. Niente di straordinario, ma quotidianità e radici. Sarà per questo che la Puglia, il Salento s’ammantano di un’aura che non si può spiegare né scrivere. Mettere piede su questa sponda bagnata da due mari che s’abbracciano fratelli a sud del sud, questo si deve fare. Per capire.

Intanto si racconta, ché la bellezza contagia e ossigena.

Si parte da un trillo del telefono.

“Tra le chiamate più belle ricevute oggi, c’è quella di Yvan Sagnet, giovane attivista per i diritti umani e noto per le sue battaglie contro il caporalato, nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana da Sergio Mattarella, nel 2017. A lui, combattente, sarà dedicata, sabato 20 giugno, una via di Uggiano La Chiesa”. Così Salvatore Piconese, sindaco del piccolo comune in provincia di Lecce, il più a Sud Est d’Italia.

Questo è. Tra quelle strade piccole, strette si respira. Assai. Ed è bellissimo.

Migranti, rifugiati, uomini e donne che hanno messo braccia, testa a cuore, a servizio della crescita sociale reale e – e non chiacchierata – e dell’integrazione, risuonano nelle strade che oggi hanno il loro nome.

C’è via Yvan Sagnet là dove preesiste via Garibaldi, ma c’è anche via Ainom Maricos, prima assistente sociale in un’istituzione pubblica italiana venuta dall’estero, e Martine Landry, francese, che rischiò galera e vita per aver  aver aiutato due minori stranieri  a raggiungere gli uffici della polizia di frontiera. E Piazza Umberto, oggi è anche via Vittime del Mediterraneo.

Tante, troppe, in quel mare profondo che culla storie spezzate ammonticchiate dai naufragi delle traversate della speranza.

Raccontami una Strada, il nome del percorso civico ed etico di questa piccola grande realtà a sud del sud. Che ha cambiato nome a venti vie, anzi lo ha integrato. Che parola straordinaria se pregna di sostanza che ammorbidisce la forma.

Si può qui. Terra di migranti andati lontano anni or sono con una valigia di cartone, tanta paura e le tasche lise e bucate.
Qui la gente sa cosa vuol dire essere straniero, e sa quanto sia preziosa l’accoglienza.


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