L’amore ai tempi della pandemia

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Se ci avessero detto che la prigionia forzata avrebbe reso libere le anime di molti, non c’avremmo creduto. Non fosse altro che per l’ossimoro evidente, appaiato alla velocità con cui Covid-19 ci ha sorpreso alle spalle.

Oggi, a tre mesi dalla guerra invisibile e globale, è tempo di tirare le prime somme. Oltre i dati statistici, epidemiologici, tecnico-politici, sulle rotte del cuore.

Può attecchire l’amore – e le sue sfumature – sul terreno brullo del distanziamento sociale e della clausura forzosa? Sì.

La quarantena è testimone di storie e rapporti e intimità nati nel vuoto da pandemia, sul rettangolo scivoloso della dualità tra essere liberi ed essere in “galera”. Poiché essere reclusi, dopo il primo smarrimento, ha dato a molti la possibilità di essere liberi di selezionare chi sentire, chi cercare. Oltre il dovere, la necessità, la quotidianità e soprattutto oltre le convenzioni.

Anna e Marco – nomi di fantasia, ndr-, si sono scelti così. Sull’onda della follia e nel lentischìo delle ore uguali le une alle altre. Ore per pensare, fare i conti con sé stessi e con la vita. Quella prima e quella dopo Covid. Ciò che hanno costruito nel mezzo di questo tempo sospeso è un’incognita, ed esiste solo all’istante.

Dopo, chi può dirlo.

“Un contatto di lavoro – si sbottona lei -, freddo e veloce. Smartworking, il garbo che si conviene tra due quasi sconosciuti e poi nulla”.Pratica archiviata. Una chiamata come tante.

Poi le storie sui social, nell’era in cui siamo tutti iper connessi su piazze virtuali affollate almeno quanto sono vuote quelle fisiche e reali.  Solitudini che s’incontrano e si scelgono senza schemi precostituiti, ma solo perché se ne ha voglia.

Già, la voglia. Il sano egoismo oltre le convenzioni del quotidiano pre contagio.

“Guardava le mie stories e mi chiedevo che diavolo di interesse potesse avere, un distinto sconosciuto, ad osservare cosa preparassi per pranzo la domenica e altre cosucce del genere – continua Anna, e quasi si schernisce”.

Poi i primi messaggi, timidi e tirati. Dandosi del lei.

Risposte affettate. Di circostanza.

E dalla cucina ai libri il passo è stato lungo una settimana. Consigli di lettura e scambi virtuali di copertine.

Giorno dopo giorno, ogni volta una scelta voluta.

Dal lei al tu, da pochi messaggi a una valanga, senza mai valicare la soglia della scrittura sconfinando nelle videochat, per non rompere l’incantesimo quasi. Come a voler proteggere una creatura che esiste negli spazi di tempo e di luogo che per convenzione non esistono né si possono toccare.

Ma loro, i protagonisti di questa storia, si toccano l’animo ogni giorno. S’incontreranno di persona?

Non è quella la priorità né la condizione per la felicità.

“Non so se ci vedremo – sorride Anna -, potrebbe finire anche tutto adesso. Resterebbe comunque la poesia di questi giorni grigi, ravvivati dal colore di una strana creatura. La chiamo così perché non saprei come definirla. Non è un rapporto convenzionale eppure c’è profondità. Nessun obbligo né dovere, mi capita di rifiutare le chiamate di persone che nella vita pre Covid sentivo e vedevo di consueto, e scelgo Marco come buen retiro consapevole, voluto, cercato. Un elisir che ha rinvigorito una parte di me che credevo scomparsa”.

Come adolescenti al primo amorazzo, due adulti disincantati hanno deciso di concedersi una danza a passo lento sul filo teso dell’attesa. Loro che, svelano, non avevano mai deviato dalla rotta prima d’ora.

Stanchezza, noia? Si potrebbe liquidare così. Dipende dalla lente con cui si osserva ogni cosa, del resto.

Ma ci sono conquiste preziose, vere pur non tangibili, che fanno sostanza nel volume delle esperienze della vita. E restano, nel fulgore di un segreto, nei ricordi di un momento. Dentro.

L’onda d’urto dell’emergenza sanitaria sarà lunga e tarderà a lasciarci, se mai e come ci lascerà.

I pronostici di punto in bianco sono affare difficile da gestire oltre le 24 ore. Figuriamoci pensare cosa ne sarà di Anna e Marco, dopo Covid.

Di certo la loro storia è riflesso in cui chissà quanti altri potranno riconoscersi, sorridendone complici.

Una musica che potrà durare tanto, o un breve giro di valzer. L’importante è danzare.


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