Tagikistan, anno di elezioni: meglio imbavagliare i giornalisti indipendenti

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Il 2020 è un anno elettorale nell’ex repubblica sovietica del Tagikistan: a marzo verrà scelto il parlamento, a novembre il presidente della repubblica. Meglio, dunque, stringere il bavaglio sul dissenso e sulla stampa indipendente.
A fare le spese dell’annunciato giro di vite è stato Daler Sharipov, il più noto giornalista indipendente tagico.
L’hanno arrestato il 1° febbraio con l’accusa di “aver pubblicato oltre 200 articoli e commenti di contenuto estremista” tra il 2013 e il 2019. Mentre lui scriveva, i servizi tagichi tenevano pazientemente il conto.
Secondo l’accusa, Sharipov sarebbe poi in contatto con la Fratellanza musulmana in Egitto, la cui “filiale” in Tagikistan è stata dichiarata fuorilegge nel 2016. Nonostante il bando, Sharipov avrebbe diffuso un centinaio di copie di un volantino attribuito al gruppo islamista.
Sharipov è una persona assai nota nel paese. Già opinionista televisivo, di recente ha assunto una posizione indipendente dedicando molta attenzione alle difficoltà cui va incontro la popolazione musulmana del Tagikistan (oltre il 90 per cento del paese) nel praticare la propria fede.
Il governo tagico tollera una forma estremamente moderata di Islam. La cosa che rende paradossale la vicenda di Sharipov è che tra i suoi articoli finiti sotto accusa potrebbe essercene uno del 2018 intitolato “Maometto era per la pace e contro il terrorismo”.

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