Strage Germania. Le parole-pietre possono diventare parole-pallottole

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Il suprematista tedesco ha ucciso per panico. Si vedeva invaso e senza la speranza di espellere gli invasori. Da qui, il senso di accerchiamento, poi la claustrofobia della trappola, infine la decisione del massacro-suicidio, compresa l’uccisione altruistica della madre, per non lasciarla in un mondo senza scampo. La psicosi di questo assassino potrebbe essere confinata in un ambito clinico. Diventa invece un tema sociale, quando le fobie diffuse entrano in combustione con messaggi allarmistici dei politici di destra.

Chi è informato correttamente, sa che non solo il fenomeno è sotto controllo, ma ha anche dei vantaggi quando l’integrazione produce “nuovi italiani”, diversi nell’aspetto, ma concittadini nella cultura e nei valori. Invece chi sente solo la propaganda della destra è spaventato dai fantasmi della “teoria della sostituzione”. E se questo allarme si somma a una psicosi personale e bassa cultura, la miscela che ne esce può essere stragista. L’ennesimo massacro razzista deve essere un monito alla destra, che lucra consenso sulla paura dei migranti. Perché le parole-pietre possono diventare parole-pallottole

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