Parità di genere ed emergenza climatica, le donne si mobilitano

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[Traduzione a cura di Gaia Resta dall’articolo originale di Patricia Bohland pubblicato su Inter Press Service]

Dopo quasi due settimane di negoziati durante la Conferenza per i cambiamenti climatici COP 25 di Madrid (svoltasi dal 2 al 13 dicembre 2019), i Governi hanno deciso di adottare un nuovo Gender Action Plan (GAP) quinquennale.

Il GAP appena approvato si sviluppa sulla base del primo piano d’azione GAP e si incentra su molte questioni sollevate da associazioni di donne e gruppi gender nell’ambito della Framework Convention on Climate Change (UNFCCC).  Tra le richieste, c’è l’invito ad una maggiore attenzione all’applicazione e all’ampliamento di soluzioni climatiche attente alle questioni di genere.

Il GAP è stato accolto all’unanimità dai Governi chiamati a guidare o a promuovere la parità di genere nell’ambito dell’UNFCCC, così come a sostenere tutte le attività inerenti il programma. In sostanza, questo Piano prende in considerazione i diritti umani, assicurando una giusta transizione e le sfide affrontate dalle popolazioni indigene nella lotta per una giustizia climatica e per la difesa delle loro comunità.

Rispetto al GAP iniziale, sono presenti nuove attività che offrono l’opportunità di virare in maniera significativa verso lo sviluppo delle competenze ed una implementazione potenziata di azioni che considerino il gender su tutti i livelli, inclusa per esempio la promozione di soluzioni tecnologiche attente alle questioni di genere e la preservazione della conoscenza e delle pratiche tradizionali indigene locali in settori differenti.

Così ha affermato Ndivile Mokoena di GenderCC – Women for Climate Justice Southern Africa.

I negoziati non sono stati semplici. Le parti non sono riuscite ad emettere un testo comune per la chiusura del Subsidiary Body for Implementation (SBI) come era invece previsto. La Presidenza della COP25 ha dovuto condurre consultazioni ad alto livello nella settimana conclusiva per raggiungere il consenso.

I ritardi dei negoziati sono stati causati dalle iniziali difficoltà nella ricerca di una base comune per la redazione del testo, seguiti dalle divergenze sull’inclusione di un linguaggio precedentemente concordato in materia di diritti umani e giusta transizione, così come su altri riferimenti ai finanziamenti e agli strumenti di implementazione… Continua su vociglobali


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