L’italia riesce ad isolare il coronavirus, ma non la corruzione

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La recente sentenza della Consulta ha annullato il divieto di pene alternative per i corrotti introdotte dalla “Spazza-corrotti” e così i colletti bianchi dalle mani sporche lasceranno il carcere. Il motivo è che un modo di scontare la pena più duro, non può essere retroattivo, rispetto al momento in cui si è commesso il reato. Il messaggio sociale è aberrante: lo Stato non considera un reato grave la corruzione. O almeno non grave come mafia e terrorismo, dove l’inasprimento di pena dopo la consumazione dei reati è ritenuto accettabile.

Questo è un errore enorme, perché la corruzione è contagiosa. E se non c’è isolamento (carcere) si propaga. Sia in forma diretta, per il rischio di recidiva; sia in forma indiretta, in quanto la perdonanza costituzionale manda un messaggio di “tolleranza” verso questo tipo di reato. Che – unito alla prescrizione – dà al cittadino la sensazione che ricchi e imbroglioni se la cavino sempre. E i deboli, senza una giustizia vera, siano senza difese. La legge del più ricco è la legge del più forte, sotto altre forme.

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