La lezione di civiltà di Mattarella che saluta e accarezza i bimbi cinesi di una scuola romana. Ma nel governo si litiga, e ci si spacca. Quanto durerà?

0 0

Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, si è trattenuto al Manin per circa un’ora visitando le classi e scambiando battute e stringendo mani ad alunni e docenti. Prima di lasciare la scuola, con un gruppo di studenti delle medie – di diverse nazionalità – ha cantato l’inno di Mameli. “Amicizia e pace sono fondamentali e voi lo sapete. Auguri ragazzi” ha detto l’inquilino del Colle salutando una classe delle elementari, tra i sorrisi e l’entusiasmo non solo dei bambini, ma anche della preside e degli insegnanti. “Mi ha fatto un grande regalo, ieri è stato il mio compleanno” ha confessato la dirigente dell’Istituto, Manuela Manferlotti, accompagnando il capo dello Stato. “Una grande sorpresa per questa visita inaspettata” ha commentato, invece, una delle maestre, spiegando al presidente della Repubblica il lavoro che si stava svolgendo in classe e che riguardava “l’amicizia, la pace e l’inclusione”. Mattarella prima di lasciare la scuola ha anche ricevuto diversi regali in ricordo di questo giornata: un gruppo di alunni gli ha consegnato un cartello con scritto ‘la scuola è di tutti’ con a cornice l’impronta di mani di diversi colori.

Le foto della visita a sorpresa del presidente al Manin, pubblicate dal Quirinale, hanno fatto immediatamente il giro dei social balzando nei trending topic di twitter con l’hashtag #Mattarella. Bipartisan il plauso per un gesto semplice ed efficace che ha trovato in prima fila il premier Giuseppe Conte che ha rimarcato: “Discriminare i cinesi, i bambini cinesi, come avviene in alcune classi, è assolutamente sciocco”. Di “gesto esemplare” ha parlato Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, che mette “a tacere fake news e apprendisti stregoni e forse anche per rassicurare chi nutre una comprensibile preoccupazione per la salute nostra e dei nostri bambini”. “Un bell’esempio da seguire” scrive su Twitter il segretario del Pd Nicola Zingaretti. E anche Luigi Di Maio ringrazia il presidente “come sempre un esempio. A volte un gesto vale più di mille parole. Ed oggi è bastato un semplice gesto per cancellare troppe parole dette a vuoto in questi giorni”.

La maggioranza invece litiga ed esce spaccata dal vertice a Palazzo Chigi sulla riforma del processo penale e sulla prescrizione

L’accordo raggiunto, e che vedrà il testo sulla riforma del processo penale approdare in Cdm lunedì prossimo, ha infatti visto convergere M5S, Pd e Leu, mentre non trova d’accordo Italia Viva, che si è sfilata dall’intesa. “Nessuna interruzione sul processo d’appello”, dice il ministro della Giustizia Bonafede sulla riforma della prescrizione. “Non c’è stata alcuna rigidità”, afferma. “Iv si assumerà le sue responsabilità”, aggiunge. “No a diritto di veto, non mi si dica che non c’è stato dialogo”. Non c’è un accordo e la prescrizione resta la spada di Damocle sulla testa del governo. Nella maggioranza la tensione è altissima, ben oltre il livello di guardia, anche se a taccuini chiusi molti pensano che a un passo dal burrone si troverà un compromesso. Toccherà capire chi sarà disposto a cedere qualcosa, se Italia viva o il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Finora il Guardasigilli, che promette di portare nel giro di pochi giorni la nuova legge per ridurre i tempi della giustizia penale, ha chiuso tutte le porte all’idea di un rinvio della sua riforma, né pare disposto ad accettare l’ipotesi di doppio binario: prosecuzione della prescrizione per chi è assolto in primo grado e interruzione per chi, invece, viene condannato. Nemmeno il vertice di maggioranza convocato dal premier, Giuseppe Conte, a palazzo Chigi ha sciolto i nodi, nonostante il tempo stringa. In ballo c’è il ‘lodo Annibali’, un emendamento della deputata di Iv inserito nel decreto Milleproroghe che sposta di qualche mese gli effetti della riforma Bonafede. Il testo attualmente è al vaglio delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera, ma la prossima settimana dovrà approdare in aula. Fonti di Italia viva, proprio pochi minuti prima dell’inizio della riunione con il presidente del Consiglio, hanno ribadito che il partito di Matteo Renzi non intende arretrare di un millimetro e “rimane fermo sulla posizione espressa da tutti gli avvocati e dalla maggioranza dei magistrati sulla prescrizione”. Dunque “se il resto della maggioranza vorrà seguire Bonafede nel muro contro muro, si voterà alla Camera prima il ‘lodo Annibali’, poi la proposta di legge di Enrico Costa”. Su questo punto lo scontro è arrivato a livelli altissimi con il M5S. Perché “nel caso in cui non vi fossero i numeri al Senato”, Italia viva “presenterà una proposta di legge di ripristino della legge Orlando con la firma di tutti i senatori del gruppo, incluso Renzi”. L’intenzione è quella di portarla al voto a Palazzo Madama, “dove Bonafede non ha i numeri, anche col sostengo del Pd”. Gli uomini di Renzi pongono un timing al Guardasigilli: “Da qui a sei mesi dovrà cedere, se non lo convincerà la politica, ci penserà la matematica”. Dal Pd il segretario, Nicola Zingaretti, prova a offrire una ‘terza via’, spiegando che “se non si trova una soluzione si va avanti con la nostra proposta di legge o con il rinvio di un anno, se si vuole salvare questo governo”. Mentre Federico Conte (Leu) bacchetta gli alleati: “Sarebbe un errore storico ridurre la discussione a un duello tra Renzi e Bonafede, non sarebbe di buon auspicio per la giustizia”. Pietro Grasso, invece, attacca Iv: “L’obiettivo non è cercare una mediazione ma solo un po’ di visibilità, strategia miope”. Dalle premesse, dunque, i prossimi passaggi in Parlamento si prospettano come un vero e proprio ‘Vietnam’ politico.

E ci si divide anche sul Milleproroghe. Dichiarato inammissibile l’emendamento sulla Casa delle donne di Roma, “favorisce la campagna elettorale di Gualtieri” (sic)

Terminate le votazioni e gli accantonamenti sul decreto Milleproroghe, stasera, alle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera. Sono ancora diversi gli emendamenti su cui la maggioranza deve trovare la quadra, che sono stati messi da parte. E’ probabile, quindi, che l’approdo in Aula slitti a mercoledì della settimana prossima. Le votazioni in commissione riprenderanno lunedì alle 14, e l’esame dovrebbe chiudersi entro martedì. Il fine settimana, invece, sarà dedicato a riunioni tecniche di maggioranza per sciogliere i nodi. Il decreto è alla Camera in prima lettura. Il termine per la conversione è il 29 febbraio.  E’ stata confermata l’inammissibilità dei due emendamenti dei relatori al Milleproroghe per un finanziamento da 900 mila euro nel 2020 per la casa internazionale per le donne a Roma e per consentire un anticipo del 40% degli indennizzi dei truffati dalle banche. Lo ha stabilito la presidenza delle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio, annunciando di aver dunque bocciato i ricorsi. La leader della destra, da Washington, rivendica il merito di aver bocciato l’emendamento sulla Casa internazionale delle donne con queste parole: “Grazie a Fdi è stata bloccata l’ultima oscenità del Pd: dare quasi un milione di euro del Mef, guidato da Gualtieri, alla Casa delle donne, associazione di sinistra che si trova nello stesso collegio nel quale il ministro è candidato. Non si usano istituzioni per comprare consenso”. Una donna di estrema destra cospira per chiudere la Casa internazionale delle donne, notissima sede per l’accoglienza di persone in gravi difficoltà, e lo rivendica. Farebbe bene, Meloni, a tornare a scuola di umanità e civiltà dal Presidente Mattarella.

Da jobsnews


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21