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Brexit. Una conseguenza deleteria e sbagliata: il Regno Unito esce dall’Erasmus plus

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E’ polemica e preoccupazione tra politici e cittadini britannici, dopo che i deputati di Londra hanno bocciato un emendamento che avrebbe obbligato il governo di Boris Johnson a negoziare il proseguimento dell’adesione completa al programma Erasmus+. Il voto è arrivato mercoledì alla Camera dei Comuni, alla vigilia di quello che nella stessa aula a Westminter ha infine dato l’approvazione finale all’accordo sulla Brexit negoziato dal premier conservatore (330 voti a favore, 231 contrari). Una grande vittoria per Bojo, tre premier e oltre tre anni dopo il referendum che ha scelto il divorzio. E dopo un periodo quasi altrettanto lungo di stallo. Il testo deve ancora passare ai Lord (con luce verde che pare scontata), e poi dovrà essere ratificato dall’Ue. La strada per la Brexit il 31 gennaio è ora spianata.

Ad annunciare l’esito del voto sull’Erasmus+ è stata la Camera dei Comuni su Twitter, mercoledì sera, informando che 344 deputati si sono espressi contro la ‘New Clause 10’, 254 a favore. “Avrebbe richiesto – ha spiegato – di tentare di negoziare il proseguimento della piena adesione al programma d’istruzione giovanile Erasmus+ dell’Unione europea”. Secondo il programma, i giovani universitari e impegnati in studi post-universitari vengono aiutati a studiare, lavorare, fare volontariato, fare tirocini all’estero nei Paesi europei. Il Regno Unito non ha, quindi, lasciato il programma, che potrà essere discusso in negoziati paralleli, mentre vari Paesi che non sono membri dell’Ue partecipano già agli scambi internazionali. A rispondere alla diffusa preoccupazione è stato anche il sottosegretario parlamentare alla Brexit, James Duddridge, per cui il Regno Unito continuerà a partecipare pienamente al programma Erasmus+ nel periodo di transizione e resterà “aperto a mantenere ed espandere la collaborazione nell’educazione”. “Crediamo fermamente – ha aggiunto parlando a Connexion – nel valore dello scambio internazionale, non solo europeo, ed è parte della nostra vision” la volontà di “espandere questo concetto”. La Dichiarazione politica legata all’accordo di ritiro, ha poi specificato, “prevede la possibilità della partecipazione Gb ai programmi dell’Ue” e ci saranno negoziati sulle modalità.

A promuovere l’emendamento erano stati i LibDem, con l’intenzione di tutelare il programma di scambi, molto popolare tra i giovani europei e che ha reso internazionali le esperienze degli universitari. Nel 2017, più di 16.500 britannici sono andati all’estero per studio e tirocini, con le destinazioni più scelte in Spagna, Francia e Germania. La deputata LibDem che aveva proposto la misura, Layla Moran, ha definito il dibattito di mercoledì “assurdo”, perché “il programma è incredibile”, permette di “andare in università europee, imparare nuove lingue, incontrare nuove persone, mettere radici all’estero e costruire visione internazionale”. Ha anche sottolineato che i membri di famiglie facoltose potranno in ogni caso continuare a formarsi all’estero, mentre sarebbero gli studenti con meno fondi a non poterlo fare più. Ma l’Erasmus+ non è l’unico programma bocciato dalla Camera: prima lo sono stati una misura sui diritti dei lavoratori e una sulla protezione dei migranti minori non accompagnati.

Da jobsnews


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