Assassinio a Villa Borghese: Veltroni firma un giallo solido e ben strutturato

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Giovanni Buonvino, ispettore superiore della Polizia di Stato da troppi anni, senza possibilità di carriera per via di quel pasticciaccio avvenuto 15 anni prima: aveva inviato i NOCS alla festa di cresima del nipote del prefetto anziché ad un summit della camorra, conduceva orami una vita scialba, fatta di routine,  senza possibilità alcuna di carriera, oggetto spesso dei lazzi dei colleghi e dei superiori per quel fattaccio, trascorreva le sue giornate lavorative in quel cesso del “barattolo”, un buco di ufficio senza finestre.

Abbandonato anche dalla moglie Lavinia – della quale continua ad essere ancora maledettamente innamorato – dopo averla sorpresa a letto con Ludovica (ma si sa che i tradimenti con un partner dello stesso sesso fanno meno male …), aveva, come unica compagnia, due gatti; unico debole, l’amore verso la sua mitica Spitfire cabrio.

Ma ecco che un bel giorno, all’improvviso, sulla soglia d’ingresso del “barattolo”, compare il suo capo, il Primo dirigente Giuseppe Silvestre, che gli annuncia la promozione a Commissario, finalmente! Commissario dell’istituendo Commissariato di Villa Borghese.  Sembra uno scherzo! anche perché la notizia viene accompagnata da risatine ed allusioni al fattaccio! Tutto vero, invece! Di più: gli viene affidata anche una squadra di 7 agenti scelti accuratamente, tra 105.000 poliziotti, dal perfido Razzetti: il narcolettico, il miope, l’ipocondriaco, i gemelli bigotti, il discriminato e la miss senza difetti ma piena di insicurezze.

“Attento ai palloni Super Santos, potrebbero contenere esplosivo”“dovrete cercare i killer delle merendine”, ironizzano i colleghi.

A dispetto di tutto ciò, dopo poco meno di venti giorni dall’inaugurazione del nuovo Commissariato, la quiete della storica villa romana, popolata ogni giorno da runner, anziani e bambini, viene d’improvviso interrotta da una serie di efferati omicidi.

Con “Assassinio a Villa Borghese” – che inaugura la collana Lucciole di Marsilio Editore – la narrativa di Walter Veltroni vira verso i toni del noir. Un giallo breve ma solido, ben costruito nella caratterizzazione dei personaggi e delle loro profonde solitudini, finanche i più bizzarri, che sembra portare il lettore in una direzione, per poi virare e scompaginare di nuovo tutto, con colpi di scena, suspence e un epilogo davvero imprevedibile.

Buonvino è atteso da un finale forse troppo buonista ma decisamente in linea con l’autore. Il libro – oltre al plot che viaggia in superficie – è un omaggio a Roma e a Villa Borghese, un luogo al quale Veltroni è intimamente legato, ma soprattutto un’insight nelle crepe più profonde dell’animo umano, talvolta capaci di spingere l’individuo oltre ogni immaginabile limite.


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