80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Olga Misik, simbolo di una generazione

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Non sappiamo se finirà mai l’interminabile stagione di Putin, che quest’anno ha celebrato il ventesimo anniversario, ma di una cosa siamo assolutamente sicuri: quando accadrà, il nuovo volto della Russia sarà quello di Olga Misik e dei ragazzi come lei.
Olga è la ragazza di diciassette anni che, rischiando molto e subendo arresti e attacchi d’ogni sorta, sta portando avanti una battaglia di civiltà e democrazia, leggendo ad alta voce la Costituzione russa, in particolare gli articoli sulla libertà d’espressione e di manifestazione, e mostrando palesemente quanto l’attuale governo di Mosca sia eversivo e contrario allo spirito e ai principi su cui si fonda una nazione con tanta storia e tanto prestigio alle spalle.
La grandezza di Olga, al pari di Greta Thunberg, di Alexandria Ocasio-Cortez e di tanti altri giovani che, ciascuno nel suo paese, sia pur in modi diversi e diventando comunque icone planetarie, sta nel fatto di essere riusciti ad andare ben al di là delle divisioni ideologiche novecentesche, proiettando una nuova generazione al centro del dibattito pubblico mondiale e costituendo un’alternativa credibile ai cascami di stagioni ormai finite che, purtroppo, si ostinano ad ammorbare il mondo con la propria malvagità.
La mancanza di diritti umani, i bavagli, le censure, il carcere inflitto agli oppositori, gli omicidi di oppositori e giornalisti e l’essere un paese considerato “non libero” dalle classifiche internazionali costituiscono la cifra del regime putiniano, denotando un potere autoritario, violento, pericoloso e, non a caso, fonte di ispirazione per altri autocrati e anche per alcuni personaggi che non si rassegnano all’idea di vivere in democrazie mature nelle quali il putinismo non può essere accettato, pena il crollo dell’Europa e dei suoi valori storici.
Non c’è dubbio che la Russia costituisca oggi lo spartiacque del concetto stesso di democrazia: da una parte una concezione liberale, democratica e rispettosa del pluralismo dell’informazione e delle istituzioni; dall’altra, la negazione stessa della dignità umana, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Difendere Olga, la sua libertà, la sua incolumità e il suo futuro significa, dunque, difendere tutti noi, una certa idea del mondo, dei rapporti di forza, del costituzionalismo nella sua accezione più nobile e della gioventù che non si arrende, unica e forse ultima speranza per un pianeta che sta correndo ad ampie falcate verso il suicidio.

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