Bologna: nasce il comitato Donne per Nasrin

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É trascorso un anno dall’arresto della nota avvocata e difensora dei diritti umani iraniana Nasrin Sotoudeh e lo scorso marzo è arrivata la condannata a 33 anni e sei mesi di carcere e 148 frustate per le sue attività in favore dei diritti umani tra cui l’opposizione alla pena di morte e alle discriminatorie norme sull’obbligo del velo. Di questi 33 anni secondo la legge iraniana che si applica nel caso di tre o più condanne in un unico processo, dovrà trascorrere in prigione 12 anni cui saranno aggiunti i cinque anni previsti da una sentenza del 2016, sempre relativa al suo impegno per i diritti umani. L’Italia giá da tempo sta facendo sentire tutta la solidarietá a Nasrin Sotoudeh e alla sua famiglia attraverso campagne mediatiche, manifestazioni, eventi ed inziative. Una delle piú significative é sicuramente quella di venerdí 12 luglio a Bologna presso la Sala Stampa Savonuzzi a Palazzo d’Accursio dove verrá presentato il Comitato Donne per Nasrin.  Il gruppo é formato da femministe, politiche, giuriste, avvocate e giornaliste tra cui la sottoscritta. Tutte insieme chiediamo la libertà di Nasrin Sotoudeh e delle altre avvocate ed attiviste, ancora oggi detenute nelle carceri iraniane. Donne condannate per aver semplicemente chiesto il riconoscimento dei diritti delle donne. Nella stessa giornata verrá annunciata pubblicamente la decisione, votata all’unanimità da parte del Consiglio Comunale di Bologna, di concedere la cittadinanza onoraria a Nasrin Sotoudeh.

Il caso particolare di Nasrin ha sicuramente colpito le coscienze tanto che ogni giorno in quasi ogni paese vi sono manifestazioni ed iniziative in sua solidarietá.  Nasrin venne arrestata piú volte e l’ultima lo scorso luglio proprio per aver difeso le donne che tra dicembre 2017 e gennaio 2018 si erano tolte il velo chiamate anche “Le ragazze di Enghelab Street”. Semplici donne che avevano protestato pacificamente contro la legge della Repubblica Islamica che obbliga le donne ad indossare il velo (Hijab) in pubblico. Nel manifesto delle Donne per Nasrin si legge:

Siamo femministe, attiviste per i diritti delle donne, politiche, giuriste, avvocate. Il 30 maggio 2019 abbiamo unito le nostre forze per chiedere la libertà di Nasrin Sotoudeh e delle altre avvocate ed attiviste, oggi detenute in Iran, per aver affermato il necessario riconoscimento dei diritti delle donne, affermando con le proprie azioni e con i propri gesti quella libertà loro negata dalla legge. Nasrin non solo è stata condannata alla reclusione, ma anche ad una pena corporale che costituisce una forma di tortura inaccettabile. Noi che crediamo nella autodeterminazione e nella libertà della donna, non possiamo accettare la criminalizzazione delle donne che lottano per l’affermazione dei diritti umani, in nessuna parte del mondo. Nasrin è stata ingiustamente punita per aver esercitato con coraggio la propria professione, non ha abbassato la testa ed ha combattuto anche per le altre donne e questo non è stato tollerato. Quali giuriste, crediamo che l’avvocatura, proprio per l’indipendenza che caratterizza questa professione, svolga una funzione sociale essenziale all’affermazione dei diritti umani e che l’esercizio del diritto di difesa non debba mai trovare limitazioni di carattere dogmatico o autoritario. Lottiamo per Nasrin, senza dimenticare tutte le altre persone che, come lei, sono perseguitate, detenute o in rischio di vita in Iran, per il solo fatto di avere semplicemente manifestato il proprio pensiero o un pensiero difforme dalla Sharia. Per questo motivo, invitiamo tutti coloro che lo desiderano ad unirsi a noi, al fine di attuare ogni azione necessaria alla liberazione di Nasrin e delle avvocate ed attiviste per i diritti umani ingiustamente detenute in Iran. Adoperarsi per la difesa di chi difende i diritti umani nel mondo è una battaglia di civiltà, oggi più che mai, che vogliamo sostenere con le nostre attività.

Il logo creato per il gruppo é in bianco e nero: il volto di donna senza connotati con il capo coperto da mille veli che tende verso la libertá rappresentata da una colomba. Forse, malgrado il nostro forte impegno, non riusciremo a liberare queste donne colpevoli solo di aver espresso le proprie idee e richiesto i propri diritti, ma non potremo mai dire di non averci provato.

 


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