21 marzo con Libera. Don Ciotti: “C’è gente che ha deciso di metterci la faccia e far capire da che parte sta”

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I numeri che dimostrano la partecipazione al progetto di Don Luigi Ciotti fanno impressione: cinquantamila persone in piazza di Prato della Valle a Padova per la “24esima Giornata della Memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie”, che si è svolta giovedì 21 marzo. Il numero 1.011. tutti i nomi delle vittime innocenti delle mafie pronunciati uno ad uno in tono solenne dagli altoparlanti e tra questi anche quello di Piersanti Mattarella il fratello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che nel suo messaggio invoca l’Italia a «liberare la società dalla mafie. È un traguardo doveroso e possibile che richiede a tutti impegno, coscienza e coerenza. C’è bisogno di verità e giustizia – sollecitando tutti –  al rifiuto delle violenze e delle oppressioni criminali». Centinaia di bandiere colorate, i gonfaloni dei Comuni italiani.

Numeri e parole, persone e impegno ad esserci, ad “alzare la voce” come ha chiesto Don Ciotti che avanzava dietro lo striscione di Libera l’associazione “nomi e numeri contro le mafie” da lui fondata che insieme ad Avviso Pubblico ha organizzato una manifestazione che ha segnato un momento di rinascita e speranza. Con lui il sindaco di Padova Sergio Giordani (che ha letto sul palco alcuni dei nomi delle vittime), il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho che ha rivolto un appello a tutti gli imprenditori di «segnalare immediatamente le anomalie per consentire di intervenire e permettere alla magistratura e alle forze dell’ordine di impedire la presenza delle mafie nei loro territori». Con loro anche il vescovo di Padova Claudio Cipolla. Un lungo  interminabile corteo scandito dalle voci dei giovani che hanno percorso le vie del centro di Padova diventata la capitale antimafia dell’Italia per volere di Don Ciotti come segnale inequivocabile: «le mafie sono anche nelle regioni del Nord Est e la loro presenza è sempre più diffusa». Hanno sfilato tra tante personalità delle istituzioni, civili, laiche e militari anche Nando Dalla Chiesa, Rosy Bindi, Maurizio Landini segretario generale della CGIL, ma quello che colpiva più di tutto era la compostezza dei parenti delle vittime, insieme a decine di sindaci con la fascia tricolore; le scolaresche vivaci e consapevoli di partecipare ad un evento etico morale, accompagnati dai loro insegnanti, scandivano ad alta voce la richiesta di “verità e giustizia”.

Le foto delle vittime portate in alto per essere viste corredate da frasi di affetto e dolore dei loro cari. Immagini di chi ha perso la vita nel pieno svolgimento del loro dovere, giudici, carabinieri, poliziotti, donne che avevano visto troppo. 1.1011nomi e cognomi. Cerano i volontari delle associazioni sociali e sanitarie, i sindacati, l’Anpi, uomini donne e bambini arrivati con decine di pullman e treni da tutta Italia. Le mani giunte dei boy scout  incaricati del servizio d’ordine. A chiudere il corteo lo striscione della Federazione nazionale della stampa con il presidente Giuseppe Giulietti, Monica Andolfatto segretaria del Sindacato regionale del Veneto, Nicola Chiarini, Alessandra Costante coordinatrice di Controcorrente, Guido D’Ubaldo segretario dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Maurizio Paglialunga consigliere nazionale dell’Ordine e responsabile della formazione, Rocco Cerone segretario del Sindacato regionale del Trentino Alto Adige, delegazioni di giornalisti tra cui colleghi del Messaggero di sant’Antonio, la cui vertenza è stata al centro delle cronache sindacali. Riuniti a Padova per testimoniare l’importanza di continuare a informare l’opinione pubblica sull’impegno antimafia di Don Luigi Ciotti che ha chiuso la manifestazione sul palco da dove ha richiamato l’attenzione di tutti a non cedere: «C’è gente che ha deciso di metterci la faccia e far capire da che parte sta. Dobbiamo alzare la voce nel nostro paese mentre altri scelgono un prudente silenzio. Le mafie  sono presenti in tutto il territorio nazionale. E’ da 163 anni che parliamo di mafie. Non è possibile in un paese civile che l’ottanta per cento dei familiari delle vittime non conosce la verità o solo parzialmente. Abbiamo bisogno della verità su Giulio Regeni e Ilaria Alpi di sapere notizie su Padre Dell’Oglio e Silvia Romano». Un’Italia che ha saputo mostrare come sia possibile marciare uniti senza divisioni ideologiche e schieramenti ma solidali con chi ha perso i propri famigliari, mogli, mariti, figli, amici, colleghi. Loro sono ancora con noi e dobbiamo continuare a chiamarli per nome e cognome. I ragazzi in bicicletta  sventolando le bandiere di Libera hanno continuato a pedalare fino al tramonto sulle strade di Padova: dimostrazione di quanto sia stato per loro importante partecipare. «Il futuro è nelle loro mani è a voi che dobbiamo una vita migliore»  – ha siglato così la memorabile giornata della Memoria, Don Luigi Ciotti.


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