L’infantilismo politico che emerge ogni giorno ed insulta i giornalisti

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E’ di moda in questi giorni il testo notissimo attribuito a Brecht e che in realtà è una rivisitazione del testo di Niemoller, che in una versione nota inizia così: “prima di tutto vennero a prendere gli zingari” e si conclude: “Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Sia chiaro che, come sostiene il filosofo Cacciari, non è proprio il caso di evocare tragiche conclusioni per opera di persone che sono al Governo e che non sono il potere.

L’attacco alla libertà di stampa consta nell’intimidire, nell’additare alla pubblica opinione i giornalisti come falsificatori della realtà e via dicendo. Governanti nani immaginano di poter essere definiti giganti, senza aver inciso positivamente nella nostra storia. Da ultimo giornalista pubblicista oggi ero in Piazza a manifestare lo sconcerto per parole indegne proferite da persone di scarso livello politico e culturale, conosciuti dalla pubblica opinione e che occupano ruoli non secondari. Apprezzo e condivido veramente quanto fino ad oggi ha realizzato Articolo 21. Il solo richiamo alla Costituzione è opera meritoria e necessaria.Con stile fraterno devo esporre una mia riflessione, comune a quella di altri miei Colleghi nell’impegno politico effettuato.

Un crescendo di false informazioni ha prodotto una campagna cavalcata anche da giornalisti appartenenti alla carta stampata ed a reti televisive pubbliche e private che, nuovi paladini, hanno presentato all’opinione pubblica deputati e senatori cessati dal mandato come un esercito di profittatori e di privilegiati, per il solo fatto di essere destinatari del così detto ‘vitalizio’, istituto previsto da norme risalenti alla fine degli anni ’50 del secolo scorso. Il populismo è stato alimentato da numerosi operatori dell’informazione, alcuni dei quali sono divenuti addirittura parlamentari di quel Movimento.

Il ministro Di Maio ha organizzato campagne di delegittimazione chiamando questi già Parlamentari ‘parassiti’, ‘ladri’, che hanno rovinato la sua giovinezza e quella dei suoi coetanei. Credo che Di Maio abbia ragione nel dichiararsi danneggiato e torto nel pensare che non sia stato lui stesso artefice e responsabile della propria insoddisfazione. Apparve evidente che , prendendo a pretesto un aspetto secondario della vita parlamentare ,si volevano coinvolgere in un giudizio negativo storia e anche statisti che abbiamo avuto, molti dei quali provenienti dall’esilio e dal carcere perché antifascisti e che hanno ricostruito il Paese dopo la guerra , costruito la democrazia, realizzato grandi riforme, e lavorato per l’Europa.

Devo dire che mi sarei aspettato, da parte di giornalisti avveduti, maggiore consapevolezza ed una analisi storica e politica e quindi una difesa delle Istituzioni, del Parlamento considerato propagandisticamente come la casa di ‘quelli di prima’, di quelli colpevoli di ogni male. Occorreva solidarietà, come oggi accade per i giornalisti. Lo Stato si rispetta guardando al ruolo delle Istituzioni e dei singoli esponenti delle stesse. Io ed altri avremmo desiderato che i giornalisti avessero parlato della Costituzione stessa sotto attacco; avremmo immaginato che qualcuno comprendesse che non vi era sincerità ma strumentalmente si attaccava la così detta casta dei soli ex parlamentari. Ed ecco che non mi sono meravigliato della tentata delegittimazione dei giornalisti. Credevo che qualcuno avesse capito che si cominciava con i già Parlamentari per proseguire , come è accaduto.

In ultimo anche il Capo dello Stato ha ricevuto offese gravissime e minacce. Credo che inseguendo una notizia imprecisa diffusa ad arte non tutti hanno compreso l’obiettivo vero del populismo. C’è un disegno proprio dell’infantilismo politico che emerge ogni giorno ed oggi insulta i giornalisti e minaccia e compila liste con il solito metodo legato a provvidenze economiche da negare. Spero che nessuno si chiuda nel recinto con i colleghi del proprio Ordine, della propria Categoria professionale a difendere il proprio piccolo orto o il proprio grande patrimonio, comunque limitato. Dobbiamo tutti in modo comunitario, trasversale costruire la convivenza e la democrazia , sempre attenti che nessuna parte del corpo sociale venga fatta oggetto di immotivati attacchi, lesivi della libertà. Indebolendo un solo cittadino si danneggia tutta la comunità.

Francesco de Notaris – giornalista – ex Senatore – revisore dei conti dell’Associazione degli ex Parlamentari della Repubblica.


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