Mafia Capitale conferma i passi avanti nel contrasto alle mafie

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Non occorre esibire certificato di nascita nel Meridione per essere accusato di usare il metodo mafioso nell’ambito criminale. È quanto si deduce dalla sentenza della Corte d’Appello di Roma che riconosce l’associazione mafiosa per Carminati & c. Se si svolge attività illegali, se si ricerca ricchezza con fare intimidatorio e corruttivo e usando entrature politiche e istituzionali si svolge attività con metodo mafioso. Alla vigilia del 36° anniversario dell’approvazione della legge Rognoni-La Torre è un bel risultato giuridico e politico grazie a magistrati indipendenti e consapevoli della grande forza esercitata dalla violenza mafiosa sulle persone e sulla democrazia del nostra paese.

Mafia Capitale conferma i passi avanti nel contrasto alle mafie rivelandone l’evoluzione del sistema criminale adattatosi al nuovo clima corruttivo e alla cedevolezza di quei politici e rappresentanti istituzionali alla ricerca di voti, di consensi, di tangenti.

La legge Rognoni-La Torre conferma la sua validità giuridica e la sua attualità. Essa va ulteriormente rafforzata estendendola pienamente ai reati corruttivi, brodi di coltura delle mafie, e a quei reati finanziari attraverso i quali le nuove mafie globalizzate hanno saputo riformare i loro affari sporchi e i loro rapporti subdoli con la malapolitica. Non basta affermare nei comizi che la mafia fa schifo e poi attaccare quotidianamente l’indipendenza della magistratura, non dotare le forze di polizia di tutti i mezzi necessari, non modificare i tempi di prevenzione, non accelerare i  processi e il riuso dei beni confiscati, non potenziare il sistema educativo sui temi della legalità e del contrasto culturale, politico, economico, sociale alle mafie.

La legge Rognoni-La Torre va adeguata alle caratteristiche nuove delle mafie che sparano di meno, ma continuano a fare affari estendendo la loro presenza al di fuori dei territori d’origine dove il loro potere è indebolito rispetto al passato, grazie alle reazioni dell’antimafia popolare e ai risultati repressivi della giustizia. Si intravedono organizzazioni di stampo mafioso nel Mediterraneo, dove controllano la tratta di migranti, il contrabbando di petrolio e di armi, il narcotraffico, o nei paesi europei dell’Est dove hanno mutuato il sistema mafioso, cioè quel sistema criminale che condiziona politica e affari e quindi lo sviluppo della democrazia.

La presenza di mafie a livello internazionale imporrebbe da anni nuovi strumenti giuridici a livello mondiale già intravisti nel 2000 nella Conferenza a Palermo (ben diciotto anni fa), mentre a livello europeo si conclude una nuova legislatura senza aver istituito una procura antimafia europea e aver coordinato le legislazioni nazionali nella definizione giuridica del sistema e del metodo mafioso.

Tutto ciò non sembra occupare le menti dei nostri governanti né di quelli europei ai quali sfugge che le minacce sovraniste minano alla base non solo il ruolo dell’Europa nel mondo, ma anche il suo futuro democratico. Se si affermano alle prossime elezioni europee i partiti antieuropeisti, di destra e sovranisti, ne godrebbero anche le mafie transnazionali che come le concentrazioni finanziarie globalizzate si fanno beffa dei governi nazionali e delle loro politiche pubbliche. Altro che difesa della sovranità nazionale alla Salvini-Di Maio!

Un’Europa senza una politica unica fiscale, di difesa ed estera, apre le porte a ulteriori conflitti paralizzanti e concorrenze tra piccole entità statali. Senza Europa unita nella crescita, nell’ampliamento dello Stato sociale, nessun paese, ancorché più ricco, ce la farà ad uscire dalle conseguenze della crisi del 2007/2008 e a far fronte agli sconvolgimenti provocati dalla disuguaglianza tra paesi e tra i ricchi e poveri di ogni paese. I flussi migratori non si fermano chiudendo i porti, ma affermando politiche di crescita che riducano le disuguaglianze sottraendo humus anche alle organizzazioni criminali che hanno saputo utilizzare le contraddizioni del mondo globale del XXI secolo. Su questi temi si fonda la rigenerazione di una sinistra moderna che riafferma la sua natura di organizzazione politica nata e pensata per eliminare la disuguaglianza accresciuta nel XXI secolo dalla “mano invisibile” di quel dio mercato davanti al quale molti si sono genuflessi.


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