Migranti, quei 35 euro tra cattiva gestione, propaganda e falsità

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Tiziana Carmelitano 

Sui flussi migratori che ormai da tempo interessano l’Italia si è scritto tutto e il contrario di tutto.

La narrazione sul tema è stata caratterizzata da una diffusa malainformazione, che ha contribuito a creare mostri inesistenti aumentando pregiudizi e luoghi comuni.

Il clima di crescente ostilità nei confronti dello straniero è stato poi favorito dai toni populisti di alcuni nostri politici, che non si sono certo affannanti a smentire i falsi miti circolanti sui migranti, anzi li hanno alimentati.

Così buona parte dell’opinione pubblica ancora oggi è convinta che il Paese trabocchi di immigrati e, che i “poveracci” giunti via mare ricevano dal Governo uno “stipendio” di 35 euro al giorno oltre a soggiornare in comodi alberghi di lusso.

Preme anzitutto chiarire che non siamo affatto invasi dagli immigrati. Certo indicare con esattezza il numero di stranieri che, a vario titolo, vivono nel nostro Paese non è un esercizio agevole. I dati sono frammentati, rilevati da diversi soggetti in archi temporali differenti e, nel caso degli irregolari si hanno solo stime.

Ciò premesso, è plausibile ritenere che gli immigrati presenti sul territorio nazionale siano circa 6 milioni pari più o meno al 10% della popolazione complessiva, che si aggira intorno ai 60,5 milioni di persone.

Andando nello specifico, la quasi totalità degli immigrati è costituita da stranieri regolari residenti, in possesso cioè di un valido permesso di soggiorno e iscritti alle anagrafi comunali.

Si tratta, dice l’ISTAT, di 5.144,440 persone che rappresentano 200 nazionalità e nella metà dei casi sono cittadini europei. La comunità straniera più cospicua è quella romena, seguita da quella albanese e marocchina. I regolari non residenti, secondo l’ISMU, sarebbero invece circa 400 mila.

Gli irregolari – termine che comprende sia le persone entrate illecitamente nel territorio statale, sia coloro i quali arrivati in maniera regolare hanno poi perso i requisiti per rimanere nel Paese, ad esempio perchè è scaduto loro il permesso di soggiorno  – ammonterebbero, in base alle stime sempre dell’ISMU, a 491 mila.

Che in Italia non sia in corso un’invasione barbarica di immigranti si rileva altresì guardando i numeri sui nuovi arrivati. I dati del ministero dell’Interno mostrano, infatti, che prosegue l’inversione di tendenza iniziata nella seconda metà del 2017 e contrassegnata da una notevole riduzione degli sbarchi. I migranti – principalmente tunisini, eritrei e sudanesi – approdati sulle coste italiane nel primi 6 mesi del 2018 sono 16.566, mentre lo scorso anno nel medesimo periodo erano 83.754.

Il rallentamento dei flussi non ha però significato una riduzione né dei costi né della presenza dei migranti in accoglienza.

Il DEF 2018 (Documento di Economia e Finanza) ha stimato una spesa tra i 4,6 e i 5 miliardi di euro, inclusi 80 milioni di contributi europei, laddove nel 2017 ne erano stati spesi 4,3. Tale importo afferisce a tutte le attività inerenti la “crisi migranti”: dal soccorso in mare fino all’uscita dal sistema di accoglienza passando per i procedimenti di espulsione. Tuttavia, gran parte di essa è comunque ascrivibile all’accoglienza, per la quale sono stati previsti oltre 3 miliardi di euro contro i 2,8 impiegati nel 2017.

La carenza di dati ufficiali più dettagliati impedisce di comprendere quali siano le singole voci di spesa concernenti l’accoglienza e, quindi, quali attività abbiano costi maggiori.

Il ministro Salvini sembra però avere le idee chiare, tanto che in un recente tweet ha affermato “entro l’estate i 35 euro al giorno per immigrato, scenderanno almeno a 25. Quello che risparmieremo in falsa accoglienza lo investiremo in sicurezza”.

La dichiarazione, dai toni fortemente propagandistici, sembrava essere solo l’ennesima manifestazione verbale di quel razzismo politico e istituzionale che, da anni,tenta di plasmare la società italiana dirottandola verso una crescente ignoranza in materia di immigrazione.

Il ministro è però andato oltre firmando il 24 luglio scorso una direttiva tesa a differenziare“i servizi offerti in relazione alle fasi di accoglienza”. Nel comunicato stampa si legge: “a tutti i richiedenti asilo verranno assicurati i servizi assistenziali di prima accoglienza, mentre gli interventi per favorire l’inclusione sociale saranno riservati esclusivamente ai beneficiari di forme di protezione”. 

Una scelta questa che  finirà per peggiorare oltremodo il già articolato e a tratti inefficiente sistema di accoglienza italiano, creando ulteriori discriminazioni tra i migranti in ragione dello loro status e accrescendo la sensazione di inospitalità.

La verità è che non ospitiamo i migranti per gentile concessione e neppure al prezzo pro die pro capite più alto d’Europa. Il diritto di asilo è consacrato dall’art. 10 della nostra Costituzione e diversi Paesi europeisostengono una spesa giornaliera per immigrato più alta della nostra. È così per l’Olanda (€ 63,00), il Belgio (€ 51,14), la Finlandia (€ 49,14), la Slovacchia e la Svezia (€ 40,00).

Peraltro, la decisione del ministro, sotto il profilo pratico, necessita almeno di due precisazioni.

In primo luogo, va considerato che le spese sostenute dall’Italia per accogliere i migranti vengono imputate, come si rileva dal DEF 2018, alla voce “eventi eccezionali“. Sono, quindi, spese scorporate dai vincoli di bilancio previsti dal fiscal compact europeo.

Se l’Italia deciderà di investire in sicurezza o in qualsiasi altro settore (lavoro, incentivi alle imprese e così via) gli eventuali soldi risparmiati dall’accoglienza, questi saranno automaticamente conteggiati nel computo del debito e del deficit pubblico. Di conseguenza, il Governo potrebbe rischiare di violare… Continua su vociglobali


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