E’ ancora possibile fare del buon giornalismo?

0 0

Un giorno il leopardo s’imbatté in una tartaruga, che da tempo cercava di catturare. Le parlò e le disse: “Preparati a morire!” La tartaruga di rimando ribatté : “Posso chiederti un favore prima di morire?”.

Il leopardo acconsentì e, allora, la tartaruga spiegò il perché della sua richiesta. “Dammi qualche minuto affinché io possa preparare il mio animo.” – precisò. Il leopardo trovò legittima la richiesta e non ebbe nulla da obiettare.

Ma accadde che la tartaruga, anziché starsene immobile, come si aspettava il leopardo, cominciò a grattare freneticamente sul terreno circostante e , in questo modo, gettava sabbia in tutte le direzioni.

Stupito dalla scena, il leopardo chiese alla tartaruga : “Perché fai così?”.

E la tartaruga con serenità : “Vorrei che, una volta che io sia morta, chiunque si trovi a passare da queste parti possa dire che io, tartaruga, ho lottato contro un mio pari.”.

La storia insegna che noi africani è proprio questo quello che stiamo facendo – disse il griot ai suoi attenti uditori – e cioè che quanti verranno dopo di noi possano dire tranquillamente : “ E’ vero che i nostri padri furono sconfitti, ma almeno ci provarono.”

Quello che Quirico offre è il punto di vista che viene dalla sulla incredibile esperienza di giornalista di guerra: senza alcuna pretesa di dare soluzioni – nel titolo, infatti, è posto un dubbio – Quirico racconta il suo modo di lavorare “come la Tartaruga” della fiaba di Achebe: andare, vedere e raccontare perché, “se qualcuno un giorno dovesse passare dalla parte dei fatti (i seicentomila morti in Siria o i cinquantamila arrivi a Lampedusa), non pensi che non vi fu nessuno a raccontarli, a porre questioni, a dare loro un senso.”

E se nell’andare e vedere non vi è nulla da riportare a casa, meglio tacere che utilizzare le informazioni di seconda mano – quelle di Internet, per esempio – per confezionare reportage che reportage non sono. “Il giornalismo – ha detto infatti Quirico in quello che potremmo tutti fare nostro come appello – si può salvare anche con il silenzio.” “Ormai il lettore l’ha capito. Il lettore – scrive Quirico nel libro – non è un analfabeta e si accorge – così poi torna a voce sul concetto – che lo stanno fregando, che il racconto non viene da una esperienza diretta.” Certo, il perimetro è quello dei racconti di guerra, ma la conclusione che se ne trae, tanto triste quanto ormai scontata, è che salta il rapporto di fiducia tra lettori e… Continua su lsdi 


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21