Sequestrato il cellulare a Federica Sciarelli. Provvedimento grave. La solidarietà di Articolo21 alla giornalista

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Abbiamo sempre difeso la magistratura. Lo abbiamo fatto più volte, in particolare quando si è tentato di bloccarne il lavoro con “leggi speciali”, e lo abbiamo fatto qualsiasi fosse la provenienza politica delle proposte. Continueremo a percorrere questa strada in virtù di ciò che la nostra bibbia laica, la Costituzione, stabilisce. Per tale motivo non entreremo nel merito della vicenda Consip che ha tutti i contorni di un duro scontro all’interno degli apparati dello Stato, come hanno scritto in un comunicato  Fnsi e Usigrai.  Ma continueremo a difendere ciò che la stessa “Carta” sancisce in materia di libertà di stampa, che non può essere soggetta a restrizioni, autorizzazioni o censure. Quindi esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla collega Federica Sciarelli, alla quale è stato sequestrato il cellulare nella vicenda che la vede indagata per concorso in violazione del segreto d’ufficio. Un atto gravissimo, già capitato alla giornalista Rosaria Federico de La Città di Salerno, che non possiamo non stigmatizzare ancora una volta. I cellulari di ultima generazione sono dei piccoli computer, indispensabili strumenti di lavoro per tanti colleghi, soprattutto per chi svolge inchieste o si occupa di cronaca. Contengono contatti di fonti, sms e mail; nella loro memoria passano o vengono archiviati documenti, spesso riservati, che tanti giornalisti utilizzano per il loro lavoro, con scrupolo e rispettosi sia del codice deontologico dell’Ordine che di quello penale o civile.  La stessa Corte di Cassazione si è espressa in merito più volte, laddove estende alle utenze telefoniche in possesso del giornalista nel momento in cui riceve notizie fiduciarie, quanto previsto nell’articolo 200 del codice di procedura penale. Per tale motivo Articolo 21 auspica che il provvedimento di sequestro venga al più presto rivisto, con la riconsegna del cellulare alla collega Sciarelli. Noi saremo sempre vicini a lei, come ai tanti  giornalisti ai quali, anche con altri metodi come le querele temerarie, viene impedito di portare a termine il proprio lavoro.


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