Renzo Arbore, il genio compreso

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Aveva senz’altro ragione Ennio Flaiano quando asseriva che non c’è cosa peggiore per un genio che essere compreso. Nel caso di Renzo Arbore, tuttavia, si può compiere, a cuor leggero, un’eccezione.
Perché questo splendido neo-ottantenne, eternamente giovane, sempre animato dallo spirito di un ragazzo, cordiale e in grado di rivoluzionare il panorama televisivo italiano, al pari del suo grande amico e compagno d’avventura Gianni Boncompagni, questo jazzista dall’anima italo-americana, in grado di mescolare divertimento e saggezza come pochi altri hanno saputo fare, ha senz’altro costituito uno spartiacque nell’universo culturale del nostro Paese.
Rompendo tabù che duravano da decenni, prima in radio con “Alto gradimento” e poi sul piccolo schermo con “Quelli della notte” e “Indietro tutta!”, Arbore è, infatti, riuscito nell’impresa di far scoprire a milioni di italiani le virtù del cazzeggio, inventando personaggi che sono poi entrati a far parte dell’immaginario collettivo e castigando con ironia i nostri peggiori costumi, a cominciare da una certa tendenza truffaldina e dalla nostra atavica mancanza di senso dello Stato e delle istituzioni.
Le derive di un certo mondo della pubblicità e dei consumi, i quiz a profusione che ormai non ci scandalizzano nemmeno più, la progressiva commercializzazione della tivù pubblica, il degrado e l’ipocrisia di una politica sempre più autoreferenziale e sempre meno rappresentativa, l’arroganza del potere a tutti i livelli, le ingiustizie quotidiane, piccole e grandi, l’idiozia di determinati guru assurti, in periodi differenti, a punti di riferimento della Nazione quando altro non erano che dei truffatori o dei paraventi senz’arte né parte e molte altre intuizioni con lo scopo esplicito della denuncia lo hanno reso, poi, tanto popolare quanto scomodo: questa è stata la cifra artistica di Renzo Arbore e del suo modo di entrare nelle case degli italiani.
Senza dimenticare la già menzionata passione per il jazz e per l’America kennediana, il suo amore per la canzone napoletana, i suoi amori nella vita, carnali e profondi, come del resto il suo pensiero e la sua sensibilità, la sua gentilezza, il suo garbo e la sua esistenza sempre in bilico fra serietà e ironia, spesso riuscendo a mescolare sapientemente l’una e l’altra.
Sembra incredibile che siano già ottanta le primavere sulle spalle di questo ragazzone pugliese, il che ci induce a riflettere su quanto sia fugace lo scorrere del tempo e su quanto consumi in fretta ogni illusione.


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