Giornalismo sotto attacco in Italia

Myanmar, tre giornalisti arrestati in una zona di conflitto

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Nello stato di Shan, nel nord di Myanmar, va avanti da decenni un conflitto tra gruppi indipendentisti e il Tatmadaw, l’esercito birmano.  Se i gruppi armati che rappresentano le varie minoranze etniche sono noti per l’arruolamento forzato di bambini soldato, le organizzazioni per i diritti umani accusano  regolarmente i militari di torture, sparizioni forzate, bombardamenti di centri abitati e ostacoli all’arrivo degli aiuti umanitari. Crimini di guerra, in poche parole.

Aye Nai e Pyae Phone Naing, giornalisti del portale Voce democratica della Birmania, e  Thein Zaw (conosciuto anche come Lawi Weng), che lavora per il quotidiano Irawwaddy, sono stati arrestati nel pomeriggio del 26 giugno a un posto di blocco governativo, insieme a quattro persone che viaggiavano con loro e delle quali non si hanno altri dettagli.

I tre giornalisti si trovavano nella zona di Namhsan per assistere al rogo di un grande quantitativo di droga, organizzato in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso di droghe e il traffico illegale.

In un post su Facebook, il comandante in capo delle forze armate di Myanmar ha dichiarato che i tre giornalisti sono stati arrestati dopo che erano entrati in contatto con l’Esercito di liberazione nazionale Ta’ang, un gruppo armato locale, e che saranno trattati “secondo la legge”.

Se la “legge” è quella sulle associazioni illegali, i cui contenuti vaghi sono spesso utilizzati per compiere arresti arbitrari nelle zone di conflitto di Myanmar, non c’è da stare tranquilli. I tre giornalisti rischiano una lunga condanna.


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